SUZAKI PARADAISU: AKA SHINGO
Sog.: da una storia originale di Yoshiko Shibaki. Scen.: Toshiro Ide, Nobuyoshi Terada. F.: Kurataro Takamura. M.: Tadashi Nakamura. Scgf.: Kimihiko Nakamura, Mus.: Riichiro Manabe. Ass. regia: Shohei Imamura. Int.: Michiyo Aratama (Tsutae), Tatsuya Mihashi (Yoshiji, marito di Tsutae), Yukiko Todoroki (Otoku), Seizaburo Kawazu (Ochiai), Izumi Ashikawa (Tamako), Shinsuke Maki (Nobuo), Kenjiro Uemura (Denshichi), Shoichi Ozawa (Sankichi), Kyozo Fuyuki (Sobo). Prod.: Nikkatsu. DCP. D.: 81’. Bn.
Scheda Film
Il film che Kawashima considerava il suo preferito narra la storia di una coppia povera che trova lavoro nei bar Ginza nijuyoncho e nei ristoranti del distretto a luci rosse di Tokyo. L’attrice principale Michiyo Aratama fu in seguito diretta da Ozu, Ichikawa, Kobayashi e Kihachi Okamoto. Tatsuya Mihashi, uno degli attori preferiti di Kawashima nei film per la Nikkatsu, era agli inizi di una ricca carriera cinematografica; sarebbe in seguito apparso in I cattivi dormono in pace (1960) di Kurosawa e nelle coproduzioni nippo-americane La tua pelle o la mia (1965) e Tora! Tora! Tora! (1970). Shohei Imamura, che lavorò al film come assistente alla regia, elogiò la sua “fredda atmosfera, estremamente convincente”, e il modo in cui una storia di emarginati riusciva a cogliere “l’intimità” del racconto di Yoshiko Shibaki da cui il film era tratto. Lo studioso Tomoyuki Sasaki parla di “narrazione che si pone come alternativa a quella vincente della ripresa e della crescita postbelliche che lo stato giapponese tentava di promuovere”; in essa, Kawashima “affronta le questioni della stagnazione economica nella metropoli, dello sviluppo ineguale e dello spazio liminale del muen, o ‘assenza di legami sociali’, che offre brevemente scampo da una vita quotidiana sempre più disciplinata”. I suoi personaggi sono insieme scaltri sopravvissuti che vivono alla giornata e perdenti condannati a un comportamento ripetitivo e autodistruttivo. Attraverso le loro esperienze Kawashima descrive l’anomia della Tokyo postbellica. Il recensore di “Kinema Junpo” elogiò le interpretazioni di Michiyo Aratama nel ruolo di Tsutae e di Yukiko Todoroki in quello di Otoku, ma si sentì frustrato dal tono del film, con i suoi inermi protagonisti e la loro storia, e dal finale privo di speranza. Ciò nonostante lodò la regia di Kawashima, affermando che “è un film che sono felice di aver visto, e la descrizione della vita dell’uomo e della donna che vivono solo per i piaceri dei sensi è eseguita con asciutta competenza”. Lo stesso Kawashima dichiarò che “Sebbene Bakumatsu taiyoden sia stato considerato il mio lavoro più rappresentativo, questo è il tipo di film che preferisco. Anche se fu realizzato in un periodo estremamente breve, rimaneggiai quasi completamente la sceneggiatura”. Girare negli angoli meno raccomandabili di Tokyo si rivelò pericoloso, come ricordò il regista: “Quando andammo per la prima volta nel luogo delle riprese scoprimmo che il posto era in mano a due bande della yakuza, una vecchia e una nuova, e noi ci eravamo accordati solo con la vecchia. Dato che ero il regista, mi sfidarono e mi accerchiarono con le spade sguainate. In simili circostanze la polizia non interviene. Cose di questo tipo accadono veramente”.
Alexander Jacoby e Johan Nordström