STELLA DALLAS

Henry King

Sog.: dal romanzo omonimo (1923) di Olive Higgins Prouty. Scen.: Frances Marion. F.: Arthur Edeson. M.: Stuart Heisler. Int.: Ronald Colman (Stephen Dallas), Belle Bennett (Stella Dallas), Alice Joyce (Helen Morrison), Lois Moran (Laurel Dallas), Douglas Fairbanks Jr. (Richard Grovesnor), Jean Hersholt (Ed Munn), Beatrix Pryor (Mrs. Grovesnor), Vera Lewis (Miss Tibbets). Prod.: Samuel Goldwyn, Inc. DCP. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Il destino di Stella Dallas, romanzo del 1923 di Olive Higgins Prouty, era quello di diventare un grande film. E infatti è stato adattato per lo schermo ben tre volte: nel 1937 con protagonista Barbara Stanwyck, nel 1990 con Bette Midler, e prima ancora nel 1925 con Belle Bennett nel ruolo dell’indimenticabile Stella.
Il romanzo di Prouty mostra una notevole familiarità con la settima arte: descrive con precisione il piacere di andare al cinema, ma anche    il modo in cui possiamo guardare la nostra vita come se fosse un film. A volte ci sentiamo come attori immersi nello spettacolo, altre volte come spettatori che osservano l’azione senza esservi coinvolti. L’adolescente Laurel, abituata a ‘guardare la vita da fuori’, riconosce il vero amore perché l’ha visto al cinema. L’aspetto geniale di questo Stella Dallas sta nel saper cogliere la struggente intensità con cui si può guardare la vita dal buio di una sala,   e la sua forza emotiva è tale che anche lo spettatore dell’ultima fila si ritrova completamente preso dalla storia.
All’uscita del film, il critico cinematografico del “Manchester Guardian” CA Lejeune ne descrisse la ‘dolorosa bellezza’: “Proviamo compassione per tutte queste persone perché non possiamo fare a meno di identificarci con loro […] l’intero film è pieno di quei semitoni di cui è fatta la vita normale”. Sul “New York Times”, Mordaunt Hall elogiò con parole entusiastiche una scena romantica: “È tutto così naturale, così dolce e autentico, così realistico, così appassionato e sincero, così tenero”.
Fondamentale per la riuscita di Stella Dallas, uno dei momenti più felici del cinema muto  hollywoodiano,  è  la sofisticata sceneggiatura di Frances Marion. Marion prende le vicende narrate nel romanzo, aggrovigliate da continui flashback per creare un’atmosfera di suspense e colpi di scena,  e le trasforma in una storia lineare che inizia in un giardino primaverile e si conclude in una fredda strada cittadina. Si prende anche qualche libertà, riorganizzando e intervenendo delicatamente su alcune scene per sottolineare i tormenti che affliggono Stella e la figlia Laurel. E il film è splendidamente diretto da Henry King, che esplora visivamente l’ossessione del romanzo per le apparenze, la finzione e il malinteso ottenendo dal suo cast interpretazioni eccellenti.

Pamela Hutchinson

Copia proveniente da

Restaurato da MoMA e The Film Foundation con il sostegno di The George Lucas Family Foundation