SÔSHUN

Yasujiro Ozu

Scen.: Kôgo Noda, Yasujiro Ozu. F.: Yûharu Atsuta. M.: Yoshiyasu Hamamura. Scgf.: Tatsuo Hamada. Mus.: Takanobu Saitô. Int.: Chikage Awashima (Masako Sugiyama), Ryô Ikebe (Shoji Sugiyama), Keiko Kishi (Chiyo Kaneko), Chishû Ryû (Kiichi Onodera), Teiji Takahashi (Taizô Aoki), Sô Yamamura (Yutaka Kawai), Takako Fujino (Terumi Aoki), Masami Taura (Kôichi Kitagawa), Haruko Sugimura (Tamako Tamura). Prod.: Shizuo Yamanouchi, Shôchiku Eiga. DCP. D.: 144’. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Con questo film che ritrae la vita degli impiegati ho ripreso dopo tanto tempo a fare un film di genere. La gioia di laurearsi e di entrare nel mondo adulto, le speranze del momento in cui si viene assunti, il loro progressivo sfaldarsi, la percezione che dopo trent’anni di lavoro non si è arrivati pressoché a niente. Ho ritratto la vita degli impiegati attraverso le differenze generazionali e ho cercato di far emergere le loro amarezze. […] Ho però evitato per quanto possibile le scene drammatiche e ho voluto accumulare scene ordinarie per far sì che dopo averlo visto gli spettatori arrivassero a percepire la tristezza di quel tipo di vita.

Yasujiro Ozu, Scritti sul cinema, a cura di Franco Picollo e Hiromi Yagi, Donzelli, Roma 2016

Celebri star, in prevalenza giovani, fanno di Inizio di primavera un film consapevolmente ‘rivolto ai giovani’. Malgrado il “sottoinsieme possibile di scelte” sia mutato, tuttavia, Ozu continua a rielaborare tematiche, strutture narrative e strategie narrative che gli sono caratteristiche.
Vari materiali tematici appaiono in continuità con opere precedenti. […] Questi elementi ricorrenti sono subordinati a due importanti ‘campi semantici’. Uno di essi riguarda il matrimonio, così come incarnato nelle difficoltà domestiche di Shoji e Masako. E questa è una linea d’azione. Prende il via con l’annoiata routine del risveglio della coppia nella prima scena, continua con Shoji che dà Masako per scontata e con la crescente indifferenza di lei, si intensifica con Shoji che dimentica l’anniversario della morte del figlioletto e culmina con la moglie che scopre l’infedeltà del marito. […]
“Volevo” commenta Ozu, “ritrarre quello che potremmo definire il pathos della vita dei colletti bianchi”. Questo è il secondo campo tematico convocato dal film. […] Tuttavia il film di Ozu riunisce una serie di commenti che, disseminati lungo la trama, criticano l’etica dell’uomo medio. […] Chi vede nei film postbellici di Ozu una carenza di mordente sociale dovrebbe ricordare le discussioni esplicite, la vita in ufficio resa visivamente attraverso una serie di scorci prospettici di schedari, armadietti, scrivanie e macchine, e le inquadrature che interpretano in senso letterale l’espressione madogawa-zoku, “impiegati che siedono accanto alle finestre”.

David Bordwell, Ozu and the Poetics of Cinema, Princeton University Press, BFI Publishing, Londra-Princeton, NJ 1988

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