SALESMAN
F.: Albert Maysles. M.: Charlotte Zwerin. Int.: Paul Brennan (‘il tasso’), Charles McDevitt (‘the gipper’), James, U. S. Baker (‘il coniglio’), Raymond Martos (‘il toro’), Kennie Turner (direttore delle vendite), Melbourne I. Feltman (consulente teologico), Margaret McCarron (cameriera del motel). Prod.: Albert Maysles, David Maysles per Maysles Films. DCP. D.: 91’. Bn.
Scheda Film
Gimme Shelter di Albert e David Maysles si incentra su uno dei momenti decisivi degli anni Sessanta, il concerto di Altamont dei Rolling Stones, e ci aiuta a capire cosa fosse la ribellione giovanile. Data l’abilità mostrata dai due fratelli nell’esplorazione della controcultura di quel decennio turbolento, è tanto più significativo che lo splendido Salesman (1969) descriva così bene gli ‘altri’ anni Sessanta, il mondo della gente ‘normale’ più animata dalla necessità di affrontare la vita quotidiana che preoccupata per la guerra in Vietnam, le droghe, il cambiamento sociale. I venditori di bibbie porta a porta e i loro clienti occupano un mondo fatto di camicie bianche inamidate, cravatte nere, cappelli a caciottella e tosse mattutina, un mondo lontanissimo dalle t-shirt psichedeliche, dalle perline, dai capelli lunghi e dalle canne.
Salesman è un viaggio tra le delusioni e i riti diurni di uomini che assomigliano a Willy Loman di Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller. Il risultato è un classico della normalità americana. La differenza tra il documentario e l’opera di Miller sta nei dialoghi, che qui sono ovviamente veri: clienti con i bigodini, album di musica da ascensore, e no, non siamo più nel Kansas. Albert e David Maysles avevano fatto i venditori porta a porta (di spazzole, cosmetici, enciclopedie, di tutto e di più). Conoscevano questo mondo di pseudo-intimità, di opportunismo intrusivo, in tutta la sua improbabile popolaresca americanità. Durante la lavorazione del film gli autori accompagnavano i venditori nei loro giri porta a porta, con le attrezzature di ripresa al seguito, diventando essi stessi parte dell’imbonimento, chiamato educatamente ‘presentazione’. Per introdursi insieme ai protagonisti nel quotidiano di queste persone, i registi spiegavano ai proprietari di casa che stavano filmando “una storia d’interesse umano”. Il film divenne immediatamente un classico e fece parte del canone documentario per oltre trent’anni.
[…] Sotto questa critica del fallimento e della meschinità c’è un giudizio molto più spietato sulla società commerciale americana: la gretta ossessione per lo status sociale, la tendenza a sfruttare i creduloni, lo sfruttamento mascherato da benevolenza e soprattutto l’offerta ingannevole della religione e di una promessa di salvezza ultraterrena invece di una vita quotidiana migliore. Tutto questo assume un aspetto particolarmente struggente qui, dove la fede è trasformata in un bene di consumo come un nuovo modello di aspirapolvere.
Toby Miller