SAIKAKU ICHIDAI ONNA
Scen.: dal romanzo Vita di una donna licenziosa di Saikaku Ihara. Scen.: Kenji Mizoguchi, Yoshikata Yoda. F.: Yoshimi Hirano. M.: Toshio Gotô. Scgf.: Hiroshi Mizutani. Mus.: Ichirô Saitô. Int.: Kinuyo Tanaka (Oharu), Tsukie Matsuura (Tomo, madre di Oharu), Ichirô Sugai (Shinzaemon, padre di Oharu). Toshirô Mifune (Katsunosuke), Toshiaki Konoe (Harutaka Matsudaira), Hiroshi Oizumi (Bunkichi), Jûkichi Uno (Yakichi Ogiya, marito di Oharu), Eitarô Shindô (Kahe Sasaya), Kyôko Kusajima (Sodegaki), Chieko Higashiyama (Myokai). Prod.: Hideo Koi, Kenji Mizoguchi per Koi Productions, Shintoho Film Distribution Committee. DCP. D.: 148’. Bn.
Scheda Film
Il celebre libro di Ihara Saikaku (1686, tradotto con il titolo Vita di una donna licenziosa) è più un ciclo di storie che un romanzo in senso moderno, ma Mizoguchi vi vide il racconto del declino di una donna di buona famiglia che da dama di compagnia diventa prostituta e infine mendicante nel Giappone del Seicento. Il regista spronò il suo collaboratore abituale Yoda a scriverne la sceneggiatura dopo il Leone d’Oro per Rashomon ad Akira Kurosawa alla Mostra di Venezia e si svincolò dal contratto con la Shochiku quando la compagnia si rifiutò di finanziarlo. Le riprese si svolsero in condizioni estremamente sfavorevoli (disturbate com’erano dal passaggio dei treni ogni quindici minuti), in un teatro di posa improvvisato nei pressi di Kyoto, per il produttore indipendente Hideo Koi con il traballante sostegno della Shin-Toho, neonata compagnia fondata da ex-dipendenti scontenti della Toho. Fu una scommessa vincente: il film valse a Mizoguchi il Leone d’Oro e lo consacrò a livello internazionale.
Oharu (Kinuyo Tanaka, l’attrice preferita di Mizoguchi sin dagli anni Trenta) causa la rovina della sua famiglia incontrando in segreto un giovane samurai, suo futuro amante. Tutti gli uomini frequentati dopo questo trauma la ingannano, la deludono o la tradiscono, spingendola verso la miseria finale. Nella seconda metà degli anni Quaranta Mizoguchi aveva girato diversi film imperniati sulla moderna lotta per i diritti delle donne, ma nel Giappone del Seicento le donne non avevano diritti; il ‘femminismo’ prende qui la forma di simpatia per una donna tormentata, simpatia tra l’altro assente nei racconti di Saikaku. Mizoguchi tiene a bada il proprio gusto per il melodramma e racconta la storia della caduta di Oharu mediante immagini solenni ed esteticamente raffinate. Per la prima volta nella sua opera conferisce alla tragedia una prospettiva buddista, interpretando sia la vita sessuale della donna che le ingiustizie sociali da lei subite come aspetti di un mondo materiale che è, per sua stessa natura, evanescente.
Tony Rayns