ROMUALD ET JULIETTE

Coline Serreau

Scen.: Coline Serreau. F.: Jean-Noël Ferragut. M.: Catherine Renault. Scgf.: Jean-Marc Stehlé. Mus.: Jérôme Reese. Int.: Daniel Auteuil (Romuald Blindet), Firmine Richard (Juliette Bonaventure), Pierre Vernier (Blache), Maxime Leroux (Cloquet), Gilles Privat (Paulin), Muriel Combeau (Nicole), Catherine Salviat (François Blindet), Alexandre Basse (Benjamin), Sambou Tati (Aimé). Prod.: Philippe Carcassonne e Jean-Louis Piel per Cinéa, Eniloc Films, FR3 Cinéma. DCP. D.: 104’. Col.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

L’immoralità può essere piacevole, ma non al punto di poter prendere il posto di una vita intemerata e di tre buoni pasti al giorno.

Partita a quattro, Ernst Lubitsch

Il cinema è venuto da me. Non l’a­vevo cercato, ma non gli ho resistito. Sono stata notata durante una cena in un ristorante parigino dalla direttrice del casting del film Romuald et Juliette. Cercava la donna che doveva recitare accanto a Daniel Auteuil, una figura femminile che non appartenesse alla stessa classe sociale di lui né avesse la pelle del suo stesso colore. Alla fine il personaggio interpretato da Auteuil se ne innamorava (anche se dopo molte peripezie). Ero stupita, perché non ero un’attrice. […]
Sullo schermo sono stata quella Ju­liette. Una donna generosa, una ma­dre, un’eroina popolare. Credo con il senno di poi che avessimo bisogno di quel tipo di immagini. Che i neri ne avessero bisogno. I ragazzi hanno potuto riconoscersi nei figli di Juliet­te. Alla gente ha fatto bene potersi identificare con quei personaggi allo stesso tempo normali e positivi. Il film è servito in parte a colmare un vuoto, a lenire. In un’epoca in cui la Francia cominciava a irrigidirsi sull’immigra­zione, le persone come noi non si ve­devano sugli schermi. […]
Noto ancora dei freni, ma a poco a poco ci stiamo facendo spazio, con i nostri accenti, i nostri capelli crespi, il colore della nostra pelle. […] Sempre più spesso, grazie all’influenza del ci­nema americano, cerchiamo di cam­biare le mentalità. Di imporre qualco­sa di diverso in un mondo uniforme, monocromo.

Firmine Richard, Une héroïne positive, in Noire n’est pas mon métier, a cura di Aïssa Maïga, Seuil, Parigi 2018

Copia proveniente da

Restaurato in 4K nel 2021 da StudioCanal presso il laboratorio VDM, a partire dal negativo originale.