ROMAN SCANDALS
Sog.: George Kaufman, Robert E. Sherwood. Scen.: William Anthony McGuire, George Oppenheimer,
Arthur Sheekman, Nat Perrin. F.: Gregg Toland, Ray June. M.: Stuart Heisler. Scgf.: Richard Day. Mus.: Alfred Newman. Int.: Eddie Cantor (Eddie/ Edipo), Gloria Stuart (principessa Sylvia), Edward Arnold (imperatore Valerio), David Manners (Josephus), Ruth Etting (Olga), Verree Teasdale (imperatrice Agrippa), Alan Mowbray (maggiordomo), John Rutherford (Manius). Prod.: Samuel Goldwyn per Howard Productions. 35mm
Scheda Film
West Rome, Colorado. Eddie, fattorino buono e maldestro con la passione dell’antica Roma, è stufo della corruzione che affligge la sua città natale. Umiliato e bandito da West Rome, in un sogno a occhi aperti finisce in una Roma antica idealizzata, dove resta coinvolto in trame ancora più insidiose. Come allude la scena iniziale, in cui le statue romane del museo cittadino indossano gli abiti di Eddie, la trama serve a Tuttle per riconciliare il mondo antico e quello moderno attraverso lo spettacolo popolare. Dobbiamo rallegrarci che il produttore Samuel Goldwyn non fosse riuscito a procurarsi i diritti di Androclo e il leone di George Bernard Shaw, finendo così per affidare il viaggio nel tempo di Eddie (Eddie Cantor) alla fantasia degli sceneggiatori (che ricambiarono con un’esilarante commistione di generi)? Di scandalo indubbiamente si tratta! Il numero musicale al mercato degli schiavi (con le Goldwyn Girls, tra cui le ancora sconosciute Lucille Ball e Paulette Goddard) è reso estremamente audace dalla nudità allusiva e dal sadismo. Come se non bastasse, la scena delle donne alle terme certifica il disprezzo pre-Codice per il politicamente corretto e l’attrazione per la pelle femminile. Se l’incredibile, fumettistica sequenza dei carri fu diretta da Ralph Ceder e il film fu montato da Stuart Heisler, i balletti furono coreografati da Busby Berkeley prefigurando in chiave sperimentale la piena fioritura dello stile ‘berkeleyano’ degli anni Warner, come suggerito da Martin Rubin. È però a Tuttle che va il merito d’aver orchestrato sapientemente il tutto per fare il film che aveva in mente, una commistione di erotismo pre-Codice e idee progressiste. (Basti vedere l’esaltante numero Build a Little Home coreografato da Berkeley, permeato dalla visione utopistica del regista). Come accade nei migliori film realizzati da Tuttle agli inizi del sonoro, lo spettatore viene trascinato nella rapida successione di eventi senza che il film perda mai la sua spensieratezza.
Ehsan Khoshbakht