RAPANUI

Mario Bonnard

Sc.: Franz Schulz, dal romanzo di André Armandy. F.: Lutz Greenbaum, Emil Schünemann, Raoul Aubourdier. Scgf.: Alexandre Ferenczy, Andrej Andrejew. P.: Cinéromans – Film de France / Greenbaum-Film, Berlino. 1806m. 35mm.

info_outline
T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

“Mario Bonnard: mezzo secolo di cinema attraversato dall’una e dall’altra parte dalla macchina da presa. Dapprima brillante jeune prémier in film come Santarellina o Nelly la domatrice, poi elegante e annoiato viveur al fianco di Lyda Borelli ne Ma l’amor mio non muore!… o La memoria dell’altro, o amante appassionato e crudele con Leda Gys ne La pantomima della morte o L’amor tuo mi redime, Bonnard passa alla regia nel 1917 con L’altro io, personale adattamento della storia del dottor Jekyll e Mister Hyde. Da allora le sue apparizioni sullo schermo si alternano con sempre più numerose direzioni artistiche, ove privilegia la traduzione in immagini di classici della letteratura: Il fauno di marmo, Le rouge et le noir, fino ad una versione in due episodi de I promessi sposi nel 1992, anno in cui interpreta e dirige un film, oggi perduto, intitolato beffardamente La morte piange, ride e poi…s’annoia, di cui la critica d’epoca si spertica in lodi, definendolo un grottesco incisivo e tagliente, dotato di una irresistibile vis umoristica.
Dopo aver realizzato due coproduzioni con la Francia, Il tacchino (Le dindon) e Teodoro e socio (Théodore et C.ie), Bonnard si trasferisce in Germania e Francia, dove rimane ininterrottamente cinque anni prima di ritornare stabilmente in patria e restare attivo fino al 1962. Negli anni tra muto e sonoro è autore di una quindicina di film, tra i quali spiccano diversi “Bergfilme”, ovverossia i film di montagna, che sono una specialità tutta tedesca. Tra gli altri v’è Der goldene Abgrund, in coproduzione con la Société des Cinéromans di Francia, ove il film assumerà il titolo di Rapanui. È la storia di due sorelline che vengono separate dal naufragio della nave su cui vengono imbarcate: una di esse, Clare, si salverà e diventerà una femme fatale; l’altra, Oédidée, raccolta da un missionario, trascorrerà la sua vita sull’isola di Rapa-Nui. Dopo una serie di circostanze avventurose che si concluderanno con l’eruzione del vulcano che distruggerà Rapa-Nui, l’uomo che era stato abbandonato dalla perfida Clare, troverà l’amore nella candida Oédidée.
Il film, che in Italia si chiamò Atlantis, venne girato in parte a Berlino e per gli esterni all’isola di Rugen, per l’occasione trasformata nell’isola di Pasqua. Il cast comprende attori tedeschi, francesi ed italiani, nei credits vi sono russi e ungheresi: una anticipazione di quel cinema di cui già allora si auspicava l’avvento”.
(Vittorio Martinelli)

Copia proveniente da