PARLONS GRAND-MÈRE

Djibril Diop Mambety

Scen., F., M.: Djibril Diop Mambety. Int.: Idrissa Ouédraogo. Prod.: Djibril Diop Mambety. DCP. D.: 34’. Col.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Quindici anni dopo Touki Bouki, Djibril Diop Mambety ritorna dietro la macchina da presa per filmare due cose che gli stanno a cuore: il cinema e i bambini. Il cinema, al quale rende qui un delicato omaggio, è quello del suo giovane amico Idrissa Ouédraogo, che sta girando Yaaba, il suo secondo lungometraggio. Il cinema è anche il Burkina Faso, l’unico paese dell’Africa Occidentale che ha sviluppato una vera e propria ‘industria’ cinematografica – grazie all’impulso di Thomas Sankara – con strutture di produzione, di sostegno, di realizzazione e diffusione delle opere. Evocando così le riprese burkinabé di questo film su una nonna e due bambini, Djibril Diop Mambety mette in scena il rapporto dell’Africa contemporanea con l’infanzia, la sua seconda passione. Infatti, il cineasta ha creato a Dakar la fondazione Yaadikone per l’infanzia e la natura, dal nome di un ‘Robin Hood senegalese’ che aveva reso la vita difficile ai coloni e lottato contro ogni sorta d’ingiustizia. Questa fondazione ha l’obiettivo di difendere i bambini e, mediante iniziative specifiche, consente loro di sfuggire all’abbandono e all’oblio. Con sobrietà, Parlons grand-mère è un film poetico, più che un documentario, un film-manifesto sul cinema, i bambini e l’Africa.

Vincent Adatte