O PÃO

Manoel de Oliveira

Scen., F., M.: Manoel de Oliveira. Prod.: Manoel de Oliveira per Federação Nacional dos Industriais de Moagem (FNIM). DCP. D.: 59’. Col. 

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Quando ho girato O pão avevo fame di cinema. Volevo usare tutti i mezzi e andare ovunque. Quella fame di cinema mi ha permesso di mostrare e di mescolare molte cose: la cooperativa, il lavoro nei campi, i panificatori negli stabilimenti, molte cose particolari di quell’epoca, molti mezzi diversi. Ho visto i vari modi in cui si vestono i lavoratori. Per esempio quando raccolgono il grano indossano uniformi con le maniche di cuoio per non farsi male, perché il grano è molto aggressivo. Portano cappelli per proteggersi dal sole. Quando mostro gli addetti al carico e allo scarico del grano mostro anche lì un’uniforme diversa. Quando riempiono i sacchi hanno un altro abbigliamento e quando macinano un altro ancora, e così via fino al panettiere che alla fine distribuisce pagnotte in giro per la città. […] L’idea di questo film è che il pane è come la corrente di un fiume che passa per luoghi diversi, mani diverse, diversi abiti o uniformi (chiamiamole uniformi per semplificare).

Manoel de Oliveira, intervista di João Bénard da Costa,
in Manoel de Oliveira – Cem Anos, Cinemateca Portuguesa, 2008

 

Presentato in anteprima al Cork Film Festival in Irlanda, il film sul pane […] non piacque ai committenti, i tipici uomini d’affari che parlano a voce troppo alta in stanze opulente piene di fumo. Loro avrebbero preferito che de Oliveira filmasse un ministro, e lui rispose che non avrebbe potuto farlo perché nel film c’era già un Cristo… (L’Ultima cena che appare sullo schermo apparteneva alla collezione di arte religiosa popolare di José Régio). […] Malgrado fosse un lavoro su commissione, questa è un’opera intensamente lirica. Il pane fa da filo conduttore per un grande ritratto del Portogallo dell’epoca, dai campi alla città, nelle sue varie componenti sociali. L’emozione di poter tornare a girare mette le ali alla fantasia del regista. Sentiamo qui la poesia delle Georgiche ma anche la poesia futurista delle macchine, una visione del Portogallo di allora ma anche di un paese senza tempo. Proseguendo e amplificando sotto molti aspetti la visione di O Pintor e a Cidade (Il pittore e la città, 1956), O Pão incorpora l’uomo in un’immagine globale e trascendente del mondo e della natura. “Personalmente vorrei suggerire, nel film documentario, una certa trascendenza verso la spiritualità filmando eventi normali in modo molto semplice” confessò Manoel de Oliveira in un’intervista su “Filme” (n. 3, giugno 1959). Si sarà già intuito, in quel “modo molto semplice”, il rigetto – che sempre caratterizzerà il regista – degli effetti facili e sfavillanti. È il rispetto per una realtà senza manipolazioni, senza distrazioni, senza effetti speciali.

Jacques Parsi, Manoel de Oliveira: Cinéaste portugais du XXe siècle,
Centre Culturel Calouste Gulbenkian, Parigi 2002

Copia proveniente da

per concessione di Manuel Casimiro.
Restaurato nel 2018 da Cinemateca Portuguesa – Museu do Cinema presso il laboratorio Cineric Portugal a partire da una copia distribuzione 35mm