NYONIN AISHU
[I dolori di una donna] T. int.: A Woman’s Sorrows. Scen.: Mikio Naruse, Chikao Tanaka. F.: Mitsuo Miura. M.: Koichi Iwashita. Scgf.: Masao Totsuka. Mus.: Yoshi Eguchi. Int.: Takako Irie (Hiroko Kawano), Hideo Saeki (Masao), Masako Tsutsumi (Yoshiko), Ko Mihashi (padre di Hiroko), Namiko Hatsuse (madre di Hiroko), Hideo Saeki (Ryosuke Kitamura), Hyo Kitazawa (Shinichi Horie), Tamae Kiyokawa (madre di Shinichi), Ranko Sawa (Yoko), Heihachiro Ogawa (Toshio Masuda). Prod.: P.C.L. 35mm. D.: 74’. Bn.
Scheda Film
Tra i film più belli e più femministi del primo Naruse, Nyonin aishu analizza con maestria la condizione e i sentimenti di una donna costretta a un matrimonio combinato soffocante e infelice con un uomo di famiglia benestante. La forza e l’intensità del film derivano in parte dalla regia di Naruse e in parte dalla toccante interpretazione dell’attrice protagonista Takako Irie (1911-95). Già diva del cinema muto, nel 1932 Irie aveva fondato una propria compagnia di produzione indipendente, qui alla sua prima collaborazione con la P.C.L.
Naruse scrisse la sceneggiatura insieme a Chikao Tanaka (1905-95), la cui moglie Sumie sarebbe diventata la più famosa sceneggiatrice giapponese e avrebbe firmato molte delle più celebri opere postbelliche di Naruse. In effetti, il tono del film, con la sua avvincente combinazione di desolazione e speranza, ricorda da vicino quello delle opere successive di Naruse. L’illustre direttore della fotografia Mitsuo Miura (1902-56) aveva visitato Hollywood nel 1928 e subì l’influenza di Josef von Sternberg. Aveva lavorato al primo film di Naruse a noi noto, Koshiben ganbare (In bocca al lupo, piccolo salariato, 1931), e avrebbe curato la fotografia di Kafuku nel 1937.
In un saggio sui registi giapponesi pubblicato nell’anno di uscita del film, il critico Kyoichi Otsuka definì Nyonin aishu un ritorno alla forma sia per Naruse che per Irie, e ne elogiò la “profondità e autenticità” osservando che Irie era “la scelta perfetta per il ruolo”. Anche il critico di “Kinema Junpo” Seiji Mizumachi lodò l’interpretazione di Irie definendola la migliore della sua carriera dall’avvento del sonoro. Più recentemente, Tetsuya Hirano ha espresso ammirazione per la regia “brillante” di Naruse, sottolineando “i rapidi cambi di scena all’inizio e le sue caratteristiche riprese in esterni”. Per il tema trattato, l’indipendenza di una donna sposata, Susanne Schermann accosta il film a Casa di bambola di Ibsen, mentre Catherine Russell lo definisce “una delle critiche più implacabili del cinema giapponese prebellico ai ruoli sociali imposti alle donne”.
Alexander Jacoby e Johan Nordström