MOULIN ROUGE
Sog.: dal romanzo Moulin Rouge: A Novel Based on the Life of Henri de Toulouse-Lautrec (1950) di Pierre La Mure. Scen.: Anthony Veiller, John Huston. F.: Oswald Morris. M.: Ralph Kemplen. Scgf.: Paul Sheriff, Marcel Vertès. Mus.: Georges Auric. Int.: José Ferrer (Henri de Toulouse-Lautrec), Zsa Zsa Gabor (Jane Avril), Suzanne Flon (Myriamme Hyam), Claude Nollier (contessa Adèle de Toulouse-Lautrec), Katherine Kath (Louise Weber, ‘La Goulue’), Muriel Smith (Aicha), Walter Crisham (Valentin le Désossé), Harold Kasket (Charles Zidler), Georges Lannes (Balthazar Patou), Christopher Lee (Georges Seurat). Prod.: Romulus Films, Ltd., Moulin Productions, Inc.. DCP D.: 120’. Col.
Scheda Film
Due aneddoti, tra i tanti che circondano Moulin Rouge, riassumono il felice esito che il film rappresentò per molte delle persone coinvolte nella sua realizzazione. Huston raccontò in un articolo di “Esquire” come il produttore James Woolf avesse insistito perché leggesse il romanzo, subito dopo aver terminato le riprese di La regina d’Africa. Quando decise di girare il film gli attori presero subito a contattarlo, e quando propose la parte di Tolouse-Lautrec a José Ferrer, lui rispose che aveva già comprato i diritti di rappresentazione a teatro. Il ritratto minuziosamente calibrato che Ferrer fa dell’impassibile partecipante-osservatore è in effetti ciò che dà coesione all’esuberante ricostruzione della Montmartre della belle époque: “decisamente l’illustrazione più vivace ed esaltante della Parigi bohémienne mai schiaffata sullo schermo” esultò Bosley Crowther sulle pagine del “New York Times”.
L’altro aneddoto, particolarmente interessante trattandosi di presentare questo nuovo restauro digitale, riguarda l’accordo tra Huston e il suo direttore della fotografia Ossie Morris sull’atteggiamento da adottare nei confronti del Technicolor. Huston disse che il Technicolor gli faceva pensare “alle pubblicità della birra… dove tutto è sempre troppo limpido”. Con l’incoraggiamento del regista e i consigli del fotografo Eliot Elisofon, Morris desaturò volutamente il colore mediante filtri e fumo sul set perché “sembrasse che fosse stato Toulouse-Lautrec a dirigere il film” come voleva Huston. La Technicolor fu così allarmata dai risultati che mandò un gruppo di dirigenti a lamentarsi che il film avrebbe nuociuto all’immagine del procedimento. Huston spiegò che l’effetto era esattamente quello che lui e Morris volevano, e aggiunse ‘Fottetevi, signori’.
Pare che Elisofon avesse collaborato alla scelta dei colori, scegliendo il ‘verde-azzurro assenzio’ per il pittore, il viola per la prostituta Marie con cui ha una relazione tumultuosa e il rosa per Myriamme, l’altra donna di questa versione condensata e inevitabilmente censurata della tempestosa vita di Toulouse-Lautrec. Ma altrettanto importante fu il contributo dell’artista di origini ungheresi Marcel Vertès, che fu accreditato solo per la scenografia e i costumi. Non solo quella che vediamo all’opera è la mano di Vertès (pare fosse stato un buon falsario di Lautrec), ma l’autenticità della Montmartre del film, con lunghe riprese notturne in esterni e a Shepperton, doveva sicuramente molto alla sua frequentazione giovanile degli ambienti parigini dell’arte e della moda.
Ian Christie
Restaurato nel 2019 da The Film Foundation in collaborazione con Park Circus, Romulus Films e MGM grazie al contributo di Franco-American Cultural Fund, Directors Guild of America (DGA), Motion Picture Association of America (MPAA), Société des Auteurs, Compositeurs et Editeurs de Musique (SACEM) e Writers Guild of America, West (WGAW) presso il laboratorio Cinéric Inc. a partire dal negativo nitrato Technicolor tricolore