MI RICORDO, SÌ, IO MI RICORDO

Anna Maria Tatò

F.: Giuseppe Rotunno. M.: Anna Maria Tatò. Mus.: Armando Trovaioli. Prod.: Mikado Film, Istituto Luce in collaborazione con Cinecittà, Rai, Tele+ 35mm. D.: 205’.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Nel settembre del 1996 Mastroianni era in Portogallo, impegnato sul set di Viaggio all’inizio del mondo. Durante le pause di lavorazione di questo film, con una ridottissima troupe di amici, l’attore gira il suo Mi ricordo: davanti alla macchina da presa c’è solo lui, Mastroianni che ricorda, racconta, riflette, recita, ritrae se stesso. Con alle spalle un eccezionale passato, Mastroianni sa bene che “i ricordi sono una specie di punto d’arrivo; e forse sono anche l’unica cosa davvero nostra”. Eppure si sente più che mai avido di esperienze nuove, di nuovi viaggi. E lo dice splendidamente: “Secondo Proust, i ‘paradisi migliori sono i paradisi perduti’”. […]. A settantadue anni, tre mesi prima della definitiva uscita di scena, Marcello conserva questa “nostalgia del futuro” con l’ostinata curiosità di un ragazzo – e la trasmette allo spettatore di Mi ricordo, sì, io mi ricordo con vitalità commovente.

Francesco Tatò, La materia di cui sono fatti i sogni. I film di Marcello Mastroianni, Centro Marcello Mastroianni/Cinecittà Holding, Roma 2001

 

A Marcello piaceva l’idea di fare questo ‘autoritratto’ tra le montagne portoghesi, in uno di quei posti improbabili dove può portarti soltanto il ‘cinematografo’. Soprattutto, gli piaceva l’idea di farlo mentre stava girando un altro film: una situazione che avrebbe aggiunto autenticità al nostro lavoro, perché la passione più profonda della sua vita era proprio ciò che lo rendeva speciale – cioè il mestiere d’attore. Marcello lo considerava un meraviglioso privilegio (“Ti pagano per giocare”), e non si è mai stancato di lavorare, fino all’ultimo. Durante le riprese, sul ciak era scritto “M.M. AUTORITRATTO”. Questo titolo è durato finché Marcello, insieme al resto del materiale, ha visto la sequenza di brevissimi ricordi a ruota libera che sarebbe diventata il prologo del film. Allora, ripetendo l’ultima frase della sequenza, ha detto: “Mi ricordo, sì, io mi ricordo: perché no? Questo titolo mi piace. ‘Autoritratto’ è troppo rigido, quasi presuntuoso: fa pensare a qualcosa di lineare, ben ordinato; pretende un rispetto quasi cronologico delle tappe della vita. Invece un titolo come Mi ricordo è simile a uno spazio aperto, concede maggiore libertà, anche di dimenticare cose importanti. Sì, perché la memoria è bizzarra – bizzarra come l’amore”.

Anna Maria Tatò, La materia di cui sono fatti i sogni. I film di Marcello Mastroianni, Centro Marcello Mastroianni/Cinecittà Holding, Roma 2001

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