LOUIS DE FUNÈS, CRÉATURE/CRÉATEUR

Nicolas Perge, Baptiste Etchegaray

F.: Quentin Théron, Thibaut Duez. M.: Fanny Servant. Int.: Baptiste Etchegaray (voce narrante). Prod.: Jérôme Barthélemy, Daniel Sauvage per Caïmas productions, con la partecipazione di Cine+, Paris Première, Centre national du cinéma et de l’image animée. DCP. Bn e Col.

info_outline
T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

L’arte comica di Louis de Funès (1914-1983), come quella di Totò e pochi altri, trascendeva gli eventuali limiti dei film che interpretava per la vulcanica espressività della sua maschera. Avvalendosi dell’apporto di critici, studiosi e collaboratori dell’attore, questo documentario decifra le chiavi del fenomeno de Funès analizzandone con intelligenza i caratteri peculiari della mimica facciale e corporale, la forza plastica della gestualità, la doppia natura di personaggio e creatore (nel senso che ‘Fufu’, una volta raggiunto il successo, divenne autore a parte intera della maggior parte dei suoi film limitando spesso l’apporto del regista a quello di esecutore). Nato in una famiglia benestante spagnola, de Funès iniziò la carriera cinematografica relativamente tardi (nel 1946, a oltre trent’anni) e affrontò una lunga gavetta cinematografica e teatrale, prima di conquistare la celebrità internazionale nel 1963, regnando in seguito sul box-office francese quasi ininterrottamente fino alla morte prematura. Aveva saputo sfruttare quella lunga ‘anticamera’ affinando e arricchendo il proprio repertorio di smorfie, occhiate, movimenti, fino a renderlo una gamma ‘grafica’ dirompente, originale e irresistibile. Qualsiasi fosse il personaggio che interpretava, de Funès sprigionava sempre un’elettricità destabilizzante e pirotecnica, una follia nevrotica la cui misura era l’eccesso e la cui natura era organica e viscerale. Come tutti i grandi clown, anche ‘Fufu’ avrebbe potuto trovare nel cinema muto la sua condizione ideale e le parole venivano spesso e volentieri sabotate dalle sue geniali intemperanze che troncavano, deformavano, irridevano la logica del razionalismo francese. Come si vede negli estratti dai suoi film scelti da Etchegaray e Perge, il suo piccolo e agilissimo corpo poteva eseguire scatenati numeri da trapezista e trasformarsi in una sorta di cartoon vivente. Magistrale solista, poteva recitare anche in coppia con esiti altrettanto felici: con Michel Galabru, nella serie del Gendarme, creò dei duetti degni di Stanlio e Ollio.

Roberto Chiesi

Copia proveniente da