LO SCALDINO
Sog.: dalla novella omonima di Luigi Pirandello. Scen.: Augusto Genina. F.: Ubaldo Arata. Int.: Kally Sambucini (Rosalba Vignas), Franz Sala (Cesare), Alfonso Cassini (Papa Re), Ria Bruna (Mignon), Leone Paci, Léonie Laporte. Prod.: Itala Film, UCI. DCP. D.: 70’. Bn.
Scheda Film
Nel 1919 Genina non aveva nemmeno trent’anni ma, con decine di film al suo attivo, poteva già considerarsi un veterano del set. Sempre a caccia di nuovi soggetti, rimase conquistato dalla potenziale cinegenia della novella pirandelliana Lo scaldino e corse a Roma a conoscerne l’autore. Il regista ricorda un Pirandello silenzioso e affabile che “aveva il dono di saper ascoltare e di far credere al suo interlocutore di dire cose squisite”. L’incontro segnò l’inizio di un’amicizia e il film si fece.
La storia, semplice, segue l’ineluttabile concatenazione mélo: seduzione-maternità-abbandono. Con l’appendice di una vendetta triste e con un punto di vista inedito: quello di un vecchio giornalaio stanco che attende di notte, in un angolo freddo, di vendere qualche copia delle notizie del giorno agli avventori di un varietà.
Per tradurre le poche pagine del racconto in un film di più di un’ora, la sceneggiatura moltiplicò le rappresentazioni d’ambiente e dilatò il ruolo della coppia malvagia, interpretata per l’occasione da Franz Sala e Ria Bruna. Proprio nell’azzeccato casting il film trova uno dei punti forza: la critica celebra una sensibile Kally Sambucini che, lontana dalle taverne apache in cui la relegava il sodalizio con il compagno di vita e di schermo Emilio Ghione, evita abilmente gli eccessi patetici in un ruolo non scevro di rischi.
L’approvazione in censura fu un complesso gioco di corsi e ricorsi che durò mesi e che epurò didascalie poco conformi al modello di genitorialità allora in voga. Sullo schermo “Ma sei sicura che sia io il padre?” era una domanda che non doveva essere posta, nemmeno in cattiva fede.
Stella Dagna
Restaurato nel 2017 da Museo Nazionale del Cinema, Torino, Cineteca di Bologna e Gosfilmofond a partire da un positivo conservato a Mosca. Le didascalie italiane sono state ricostruite sulla base dei documenti di produzione conservati a Torino. La scansione in 4K è stata realizzata dal laboratorio del Gosfilmofond, il restauro digitale e il filmrecording presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata.