KIMI TO YUKU MICHI
[La strada che percorro con te] T. int.: The Road I Travel with You. Sog.: dalla pièce Shunshuki di Yukiko Miyake. Scen.: Mikio Naruse. F.: Hiroshi Suzuki. M.: Koichi Iwashita. Scgf.: Takeo Kita. Mus.: Noboru Ito. Int.: Heihachiro Ogawa (Asaji Amnuma), Hideo Saeki (Yuji), Naoyo Yamagata (Kasumi Onoe), Masako Tsutsumi (Tsukiko Kure), Mitsuko Takao (Hina), Tamae Kiyokawa (la madre), Kamatari Fujiwara (Utsugi). Prod.: P.C.L. 35mm. D.: 69’. Bn.
Scheda Film
Questo film che narra le tormentate vicende amorose dei due figli di un’ex geisha è ambientato nell’agiata Kamakura e si svolge in un contesto occidentalizzato, ricco di tecnologia moderna e passatempi alla moda. La trama segue tuttavia le convenzioni melodrammatiche tipiche del teatro shinpa, riflettendo così la sua fonte letteraria, Shunshuki, ultima opera dell’autrice e drammaturga Yukiko Miyake (1906-37), che morì un anno dopo la realizzazione di questa trasposizione cinematografica. La star Tamae Kiyokawa (1903-69) aveva interpretato lo stesso ruolo nella versione teatrale, ottenendo un grande successo. Le origini teatrali sono evidenti nelle molte scene in interni, che Catherine Russell critica come troppo “legate al palcoscenico”. Essa sottolinea tuttavia il contrasto tra l’“energia dinamica” della scena sul treno in cui il figlio minore Yuji incontra la donna di cui si innamorerà e quella della scena in cui il fratello maggiore Asaji “corre all’impazzata su una strada costiera (in un’auto sportiva decappottabile)”, con il suo montaggio serrato e i rapidi movimenti di macchina. Queste sequenze sono per certi versi tipiche del regista, dato che le scene drammatiche con automobili e altri veicoli ricorrono nella sua filmografia fino all’ultimo Midaregumo (Nubi sparse, 1967).
Come osserva Masumi Tanaka, “sebbene la maestria di Naruse fosse molto apprezzata, in quel periodo iniziarono a emergere critiche riguardo alla sua mancanza di una personalità artistica forte e indipendente”. Per esempio, il critico di “Kinema Junpo” Tadashi Murakami lodò Kimi to yuku michi definendolo “un film elegante dotato di una notevole intensità espressiva”, ma lamentò il fatto che Naruse “simpatizzasse con il sentimentalismo superficiale della storia piuttosto che osservarla da un punto di vista profondamente critico”. Lo stesso Naruse non ricordava il film con affetto, e secondo Susanne Schermann “gli elementi melodrammatici della trama non erano forse di suo gradimento”. Tuttavia, pur non essendo uno dei progetti più personali di Naruse, Kimi to yuku michi dimostra il suo talento di regista commerciale.
Alexander Jacoby e Johan Nordström