KILLER OF SHEEP

Charles Burnett

Scen., F., M.: Charles Burnett. Int.: Henry Gayle Sanders (Stan), Kaycee Morre (moglie di Stan), Charles Bracy (Bracy), Angela Burnett (Angie), Eugene Cherry (Eugene), Jack Drummond (Stan Jr.), Slim, Delores Farley. Prod.: Charles Burnett per Milestone Films DCP. D.: 82’. Bn

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Per tre lunghi decenni, Killer of Sheep di Charles Burnett, ritratto immaginario di una famiglia afroamericana della classe operaia che vive in una casa fatiscente in un quartiere devastato di Los Angeles, è rimasto praticamente invisibile. Girato a Watts nei primi anni Settanta e completato nel 1977, il film era il progetto di tesi di Burnett per la sua laurea in Belle arti e non era mai stato pensato per una distribuzione commerciale. Burnett realizzò personalmente le riprese usando una cinepresa 16mm, montò le immagini in bianco e nero in una sorta di poema visivo e vi aggiunse le ballate, il jazz e i blues malinconici che si insinuano come fumo nella testa dello spettatore. Il risultato è un capolavoro americano, radicalmente indipendente. […] Burnett ha uno sguardo straordinario, e la sua capacita di creare composizioni armoniose dalla caotica spontaneità delle strade richiama alla mente il lavoro di fotografi come Helen Levitt e Robert Frank, noto soprattutto per la sua raccolta The Americans. Il quartiere di Los Angeles in cui si svolge gran parte di Killer of Sheep sembra meno alienato dell’America degli anni Cinquanta scoperta da Frank nel suo libro epocale. Ma, come il fotografo svizzero, Burnett riesce a cogliere sia la bellezza superficiale del mondo che il suo pessimismo, forse perché, in quanto afroamericano, sa anche lui cosa significhi essere uno straniero in terra straniera. […] Privo di una vera trama eppure costruito con grande precisione, il film si snoda in una serie di interludi che coinvolgono i figli, la madre, il padre, gli amici e gli sconosciuti che attraversano le loro vite. […] La poesia brutale del titolo – a un certo punto comprendiamo che Stan è al tempo stesso macellaio e vittima – riecheggia nei paesaggi arsi dal sole e negli interni angusti di Burnett. Killer of Sheep è spesso stato paragonato ai classici del neorealismo italiano, un confronto giustificato dalla verosimiglianza di stampo documentaristico dell’ambiente sociale, dall’uso di attori non professionisti e dall’impegno a rappresentare la vita senza abbellimenti. Ma il neorealismo non si limita al gesto formalista. Conta anche il contesto: proprio come i personaggi di Roma città aperta di Rossellini, Stan e la sua famiglia sono vittime di guerra. Questa è forse la verità più radicale raccontata da Burnett. In Killer of Sheep l’identità afroamericana dei personaggi è un dato materiale ed esistenziale, mentre la povertà è una forza distruttrice che colpisce tutti allo stesso modo.

Manohla Dargis, Whereabouts in Watts? Where Poetry Meets Chaos, “New York Times”, 30 marzo 2007

Copia proveniente da

Restaurato in 4K nel 2025 da UCLA Film & Television Archive, Milestone Film & Video e The Criterion Collection presso i laboratori Illuminate Hollywood e Film Technology Company. Restauro sonoro effettuato da John Polito e Larry Blake presso i laboratori Audio Mechanics e DJ Audio, Endpoint Audio Labs. Restauro supervisionato da Ross Lipman e Jillian Borders in collaborazione con Charles Burnett