KATHARINE HEPBURN: ALL ABOUT ME

David Heeley

Scen.: David Heeley, Joan Kramer, Katharine Hepburn. F.: Michael Barry. M.: Scott P. Doniger. Mus.: Michael Whalen. Int.: Katharine Hepburn, Dorothy Arzner, John Ford, Cary Grant, Howard Hughes, Spencer Tracy, John Huston, Humphrey Bogart. Prod.: Joan Kramer, David Heeley per Top Hat Productions, Turner Pictures. DCP. D.: 70’. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Quando Katharine Hepburn appare in questo documentario ha ottantacinque anni: è trascorso un anno dalla pubblicazione della sua autobiografia, Io: storia della mia vita, da cui riprende alcuni episodi per raccontarli davanti alla macchina da presa. Pur non contenendo esattamente tutto come promette il titolo, il film è comunque fortemente incentrato su una star che nel corso del tempo è stata definita “insolita”, “veleno per il botteghino” ed è considerata pioniera del femminismo in un’industria cinematografica costruita sulla familiarità, il denaro e la misoginia. Il film si concentra sul percorso di Hepburn verso la comprensione di sé e della propria identità, e sul rifiuto di lasciarsi plasmare da Hollywood. A inizio carriera interpretava spesso personaggi ipersensibili e inclini a reazioni eccessive, donne che dovevano subire umiliazioni per apparire infine tenere e autentiche, per diventare sé stesse. Era un gioco rischioso, fatto di successi e fallimenti: interpretare una zingarella scozzese in Amore tzigano fu un passo falso, ma interpretare Maria di Scozia fu, almeno artisticamente, un colpo maggiormente riuscito. I fallimenti si accumularono al punto che, nel 1938, Hepburn decise di ritirarsi temporaneamente dal cinema. Durante quella pausa scoprì cosa poteva davvero funzionare per lei: interpretare personaggi affini – donne indipendenti – in sceneggiature scelte personalmente. Poi incontro Spencer Tracy, se ne innamorò, fu ricambiata e recitò al suo fianco in otto film. Tracy, che inizialmente vide in lei una donna bizzarra e sessualmente ambigua con le unghie sporche, finì per morire nella cucina della casa che condividevano.
Attivo nella televisione dalla fine degli anni Sessanta, il regista David Heeley intreccia in modo convincente filmini di famiglia, fotografie e spezzoni di film. La semplicità dei suoi lavori è insieme il loro fascino e il loro limite. Questo è tuttavia un documento importante: Hepburn rievoca una vita tra palcoscenico e schermo con voce tremula e un ritmo deliziosamente sincopato, mentre sbriga le faccende quotidiane. “Gli Oscar sono una bella cosa” dice, intenta a stendere i panni sull’erba, “ma non servono a molto quando si tratta di fare il bucato.” Heeley la ritrae come una donna che si sforza di vivere una vita normale e ci riesce, anche se tutto in lei era speciale.

Ehsan Khoshbakht

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