IN DER DÄMMERSTUNDE – BERLIN
T. alt.: Berlin de l’aube à la nuit. Scen., F.: Annik Leroy. M.: Daniel de Valck, Eva Houdová. Prod.: Gamma Films, Eurafi, Centre Bruxellois de l’Audio-Visuel, ZDF. 16mm. L.: 730 m. Bn.
Scheda Film
A volte capiamo qualcosa solo quando siamo soli, vagando per il mondo, sentendo tutto dal di dentro. È così nell’esplorazione di Berlino girata da Annik Leroy proprio all’inizio degli anni Ottanta, quando la città sembrava lontanissima dall’odierna esplosione neoliberista e perfino da Heroes di David Bowie, apparsa solo un anno dopo.
Seguiamo Leroy, che passeggia con una 16mm e una 8mm (per girare illegalmente nella zona est della città) incarnando la solitudine del flâneur. A volte la vediamo passare e poi v diamo le stesse immagini senza di lei. Ciò che succede nel mezzo è l’atto del vedere con i propri occhi; è un’idea del cinema come flânerie. Citando Witold Gombrowicz l’artista annuncia il proprio obiettivo: trovarsi in uno stato in cui l’atto del vedere diventa atto dell’essere.
Scopriamo i suoni di una città claustrofobica e ci perdiamo tra gli altoparlanti che annunciano strade senza uscita. Cogliamo il mormorio costante di lingue straniere che tentano di emergere in una desolazione di asfalto, lampioni e Muro, quest’ultimo segnato dall’oscurità e dalle cicatrici del passato. “Non stare lì a fissare un muro”, dichiara Gombrowicz, e il film prosegue.
Leroy cerca tracce della Seconda guerra mondiale ma anche amore e umanità. È una contraddizione, ma contiene le ombre dell’anima tedesca: come creare un’immagine enfatica di questo luogo?
Un senso di colpa e di violenza penetra le superfici fatiscenti di edifici in demolizione. È il ritratto di una città in fase di decostruzione. Eppure nella neve non ci sono solo le tracce dell’artista che cammina per percepire ciò che la circonda, ma anche tracce di luce. Irrompe dai buchi nelle finestre, dalle parole dei poeti e dai commenti della gente incontrata lungo il cammino. “Presto i fiori sbocceranno su entrambi i lati del viale del Kurfürstendamm” scrisse Else Lasker-Schüler, che meglio di chiunque altro sapeva che possiamo battere questo senso di colpa, anche se solo per un film.
Patrick Holzapfel
Proiezioni
Copia proveniente da: Annik Leroy