IL TEMPO CHE CI VUOLE
Scen.: Francesca Comencini. F.: Luca Bigazzi. M.: Francesca Calvelli, Stefano Mariotti. Scgf.: Paola Comencini. Mus.: Fabio Massimo Capogrosso. Int.: Romana Maggiora Vergano (Francesca), Fabrizio Gifuni (Luigi), Anna Mangiocavallo (Francesca bambina), Daniele Monterosi (Cesare), Lallo Circosta (operatore), Giuseppe Lo Piccolo (Ciccio Ingrassia/ Volpe), Luca Massaro (Franco Franchi/ Gatto), Luigi Bindi (Andrea Balestri/ Pinocchio). Prod.: Marco Bellocchio, Bruno Benetti, Beppe Caschetto, Simone Gattoni e Sylvie Pialat per Kavac Film, Rai Cinema, Les Films du Worso, IBC Movie e Oneart. DCP. D.: 110’. Col.
Scheda Film
Questo film è il racconto molto personale di momenti con mio padre rimasti vividi e intatti nella mia mente in un susseguirsi di faccia a faccia. Un racconto personale che credo però trovi la giusta distanza nel fatto che in mezzo al padre e alla figlia c’è sempre il cinema come passione, scelta di vita, modo di stare al mondo. Dopo tanti anni passati a fare il suo stesso lavoro cercando di essere diversa da lui, ho voluto raccontare quanto ogni cosa che sono la devo a lui: ho voluto rendere omaggio a mio padre, al suo modo di fare cinema, al suo modo di essere, all’importanza che la sua opera e il suo impegno hanno avuto per il nostro cinema, all’importanza che la sua persona ha avuto per me. Francesca Comencini ha ammesso di essersi sentita finalmente capace di accettarsi come ‘figlia di’ […] e la voglia di risarcire in qualche modo la memoria del padre e il suo ruolo nel periodo più cupo della sua vita – quello della dipendenza dalla droga – l’ha spinta a scrivere e dirigere Il tempo che ci vuole […]. E il ruolo del padre (uno splendido Fabrizio Gifuni) diventa qui talmente importante da annullare letteralmente tutti gli altri componenti della famiglia: quando la storia mette a confronto padre e figlia […] non esiste nessun altro in scena, nessuno può venire a disturbare un legame che la regista sceneggiatrice sente (sentiva) evidentemente come assoluto e totalizzante. […] A far da contrappunto alla solitudine della casa, dove cresce e si forma il legame padre e figlia, c’è invece il caos del set, prima quello del Pinocchio e poi quello dell’ultimo film del padre, Marcellino pane e vino. E il diverso ruolo di Francesca, prima piccola e ammaliata dal fascino del cinema, poi adulta e diventata aiuto regista, servono ancora per una volta a rendere omaggio alla figura professionale di Luigi, alla sua voglia di fare film che “fossero capiti dalla gente”, alla sua idea che “prima veniva la vita e dopo il cinema”. […] Partendo da un fatto di cronaca e superandolo per forza di astrazione e di essenzialità, Francesca Comencini trova l’equilibrio perfetto tra memoria e finzione.
Paolo Mereghetti, “Corriere della Sera”, 23 settembre 2024.
Copia proveniente da 01 Distribution