HYÈNES

Djibril Diop Mambety

Sog.: dal dramma La visita della vecchia signora di Friedrich Dürrenmatt. Scen.: Djibril Diop Mambety. F.: Matthias Kälin. M.: Loredana Cristelli. Mus.: Wasis Diop. Int.: Ami Diakhate (Linguère Ramatou), Djibril Diop Mambety, Mansour Diouf (Dramaan), Calgou Fall (il prete), Faly Gueye (Mme. Drameh), Mamadou Mahourédia Gueye (il sindaco), Issa Ramagelissa Samb (il professore), Abdoulaye Diop (il dottore) Prod.: Pierre-Alain Meier, Alain Rozanès per Thelma Film AG. DCP. D.: 110’. Col.

info_outline
T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Mambety fu per Cartagine ’92 quello che John Ford e Orson Welles erano stati per Cannes.

Manthia Diawara

Iniziai a lavorare a Hyènes quando mi resi conto che dovevo assolutamente ritrovare uno dei personaggi di Touki Bouki, girato vent’anni prima: Anta, la ragazza che aveva avuto il coraggio di lasciare l’Africa e di attraversare da sola l’Atlantico. Avevo l’impressione di cercare una figura che aveva fatto parte della mia infanzia. Mi dicevo di aver già incontrato questo personaggio in un film, e alla fine lo ritrovai in un dramma di Friedrich Dürrenmatt, La visita della vecchia signora (1956). Avevo la libertà e l’autostima sufficenti per coniugare il suo testo con il mio film e per fare mia la sua storia.

Mi interessano gli emarginati perché sono convinto che essi siano più importanti per l’evoluzione di una comunità rispetto ai conformisti. Gli emarginati mettono la comunità in contatto con un mondo più ampio. […] Il film illustra un dramma umano. Il mio compito è identificare il nemico dell’umanità: il denaro, il Fondo monetario internazionale, la Banca mondiale. Penso che il mio scopo sia chiaro. Hyènes racconta al mondo una storia umana, ma con questo film volevo anche rendere omaggio alla bellezza dell’Africa. Per me fa parte di quella bellezza anche il fatto che in Africa non è molto difficile fare un film. I sacchi di riso abbandonati che la gente di Colobane indossa alla fine del film non costarono molto. Erano solo le attrezzature per la produzione a essere un po’ costose. Ho un grande desiderio di demistificare il cinema, soprattutto il suo lato finanziario. L’Africa è piena di cinema, di immagini. Hollywood non avrebbe potuto fare questo film, a prescindere dai soldi investiti. Il futuro appartiene alle immagini. […] L’esistenza dell’Africa è un bene per il futuro del cinema, perché è l’immagine stessa a essere nata in Africa. Gli strumenti, sì, sono europei, ma la necessità e la logica creativa risiedono nella nostra tradizione orale. Come dico ai bambini, per fare un film basta chiudere gli occhi e vedere le immagini. Aprite gli occhi, ed ecco il film. La tradizione orale è fatta di immagini. La fantasia crea le immagini e le immagini creano il cinema, dunque noi siamo gli eredi diretti dei padri del cinema.

N. Frank Ukadike, The Hyena’s Last Laugh: A Conversation with Djibril Diop Mambety, “Transition 78”, n. 2, W.E.B. Dubois Institute and Indiana University Press, 1999

Restaurato nel 2018 da Thelma Film AG con il sostegno di Cinémathèque suisse presso il laboratorio Éclair Cinéma a partire dal negativo originale.