HATARAKU IKKA

Mikio Naruse

T. it.: Tutta la famiglia lavora. T. int.: The Whole Family Works. Sog.: dal romanzo omonimo (1938) di Sunao Tokunaga. Scen.: Mikio Naruse. F.: Hiroshi Suzuki. M.: Koichi Iwashita. Scgf.: Takashi Matsuyama. Mus.: Tadashi Ota. Int.: Musei Tokugawa (Ishimura), Noriko Honma (moglie di Ishimura), Akira Ubukata (Kiichi), Kaoru Ito (Genji), Seikichi Minami (Noboru), Takeshi Hirata (Eisaku), Seiichiro Bando (Kokichi), Kiyoko Wakaba (Hide), Den Obinata (Ogawa), Sumie Tsubaki (Mitsuko). Prod.: P.C.L. 35mm. D.: 65’. Bn.

info_outline
T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Questo adattamento di un romanzo dell’autore proletario Sunao Tokunaka (1899-1958) era un progetto audace per il 1939, anno in cui il governo giapponese formalizzò il controllo statale sul cinema attraverso la draconiana Legge sul cinema. Lo stesso Naruse, comprensibilmente cauto nell’ammettere le inclinazioni politiche del film, dichiarò che aveva scelto di adattare l’opera perché “sono sempre stato profondamente interessato agli esseri umani. […] Ho sempre voluto rappresentare le gioie, i dolori, le pene e le varie emozioni che accompagnano la vita autentica delle persone e il mondo del lavoro”. Il nucleo centrale del film ruota attorno al dilemma che si pone a una famiglia di umili tipografi quando due figli desiderano proseguire gli studi malgrado la stabilità economica domestica dipenda dal “lavoro di tutti i membri della famiglia”.

Naruse, che proveniva a sua volta da un ambiente umile, disse di sentirsi a proprio agio con la rappresentazione della povertà e indicò il film come uno dei suoi preferiti. Senza dubbio realizzò un’opera dal realismo sobrio e innovativo, allontanandosi dagli eccessi dei suoi primi sonori per adottare un linguaggio che ricorda maggiormente il suo stile del dopoguerra.

Il critico di “Kinema Junpo” Tatsuhiko Shigeno, pur con qualche riserva, riconobbe nel film il segnale della rinascita artistica di Naruse dopo un periodo di crisi; affermò che il regista aveva riconquistato l’energia dei suoi capolavori muti e che il film lasciava ben sperare per la sua produzione futura. Più recentemente, Masumi Tanaka ne ha elogiato la “tecnica solida”, bollando però il finale ambiguo come una facile via di fuga. Audie Bock, invece, celebra il film come un’opera sovversiva in cui “gli slogan patriottici di rigore […] appaiono quasi ironici”, mentre Peter High sottolinea con favore il “gioco di prestigio” con cui Naruse fece passare una narrazione improntata alla critica sociale sotto il naso di censori sempre più intransigenti.

Musei Tokugawa (1894-1971), che interpreta il ruolo centrale del padre di famiglia, era stato un celebre narratore benshi all’epoca del muto; dopo l’avvento del sonoro si esibì alla radio e sul palcoscenico, oltre a recitare in diversi film della P.C.L.

 

 Alexander Jacoby e Johan Nordström

Copia proveniente da

per concessione di Toho