FIVE EASY PIECES
Sog.: Bob Rafelson, Adrien Joyce [Carole Eastman]. Scen.: Adrien Joyce. F.: Laszlo Kovacs. M.: Christopher Holmes, Gerald Shepard. Scgf.: Toby Rafelson. Mus.: Pearl Kaufman. Int.: Jack Nicholson (Robert ‘Bobby’ Eroica Dupea), Karen Black (Rayette Dipesto), Lois Smith (Partita Dupea), Susan Anspach (Catherine Van Oost), Ralph Waite (Carl Fidelio Dupea), Helena Kallianiotes (Palm Apodaca), Toni Basil (Terry Grouse), Sally Ann Struthers (Betty). Prod.: Bob Rafelson e Richard Wechsler per Five Easy Pieces Productions e BBS Productions. DCP. D.: 98’. Col.
Scheda Film
Guardando Bobby Dupea (Jack Nicholson) si capisce subito che ha attraversato l’intera scala sociale fino ad approdare alla più assoluta banalità. Ha vissuto nel mondo rarefatto della cultura alta e ha cercato di raggiungere il nucleo della vita reale, qualunque cosa ciò significhi. L’ex enfant prodige del pianoforte è ora un coriaceo operaio che sgobba su una piattaforma petrolifera. Ma l’inquieto vagabondo non ha perso la sua sensibilità. Ha perso il senso di sé. In una scena folgorante, Dupea ordina un’insalata di pollo. In realtà desidera più di ogni altra cosa del pane tostato, e quando scopre che non ce n’è rifiuta sia il pollo che l’insalata e poi scaglia tovaglia e posate sul pavimento. La scena rivela i principi del nuovo cinema. La vita si è frammentata in istanti il cui segreto è proprietà esclusiva di ciascun individuo. L’incontro con il padre morente non è la chiave di nulla, se non dell’ovvio fatto che viviamo in un’epoca di famiglie spezzate, e che i ricordi sono ormai una realtà irraggiungibile. La cameriera interpretata da Karen Black non sarà un faro di saggezza ma è una brava persona e sa cantare. Le esplosioni improvvise sono importanti, e – come ha osservato Shirley MacLaine – anche il fatto che Nicholson abbia osato rimanere un eterno sperimentatore. Sfida tutto ciò che è prevedibile e accettabile. Da solo, affidandosi solo alle sue risorse, scopre un nuovo modo di recitare, una spontaneità mai vista che sembra recitazione senza copione. Altrettanto essenziali sono i silenzi, come le quasi-meditazioni davanti allo specchio del bagno della stazione di servizio. Iniziano e finiscono nel vuoto. Un umorismo folle lascia intravedere realtà diverse, più gradevoli. Il regista Bob Rafelson e Nicholson non cadono nel cliché della ‘crescita spirituale’: “Bobby è almeno altrettanto falso alla fine del film, quando siede nella cabina del camion diretto in Alaska e scosso dai brividi continua a ripetere di stare bene. È di nuovo in viaggio verso un posto nuovo, verso una nuova frustrante realtà”.
Peter von Bagh, Tähtien kirja [The Book of the Stars], Otava, Helsinki 2006. Curato in inglese da Antti Alanen
Per concessione di Park Circus.
Restaurato in 4K nel 2025 da Sony Pictures Entertainment presso i laboratori Cineric e Motion Picture Imaging, a partire dal negativo scena originale 35mm e dai master di separazione YCM 35mm. Restauro sonoro effettuato presso il laboratorio Deluxe Audio, a partire dai master suono mono.