EL COMPADRE MENDOZA

Fernando de Fuentes

Sog.: Juan Bustillo Oro, Mauricio Magdaleno. Scen.: Juan Bustillo Oro, Fernando de Fuentes. F.: Ross Fisher. M.: Fernando de Fuentes. Scgf.: Beleho. Mus.: Manuel Castro Padilla. Ass. regia: Juan Bustillo Oro. Int.: Alfredo del Diestro (Rosalío Mendoza), Carmen Guerrero (Dolores), Antonio R. Frausto (generale Felipe Nieto), Luis G. Barreiro (Atenógenes), Emma Roldán (María), José del Río (Felipe), Joaquín Busquets (colonnello Bernáldez), Abraham Galán (colonnello Martínez). Prod.: Rafael Ángel Frías, José Castellot Jr., Antonio Prida Santacilia per Interamericana Films. DCP. D.: 81′. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Nel 1933 Fernando de Fuentes iniziò a lavorare a una trilogia sulla Rivoluzione messicana composta da El prisionero 13 (1933), El compadre Mendoza (1933) e Vámonos con Pancho Villa (1935). Il 1933 non fu solo l’anno dell’esplosione dell’industria cinematografica messicana (ben ventuno film prodotti contro l’unico titolo del 1931) ma fu anche l’anno in cui de Fuentes, una delle figure più importanti della cinematografia messicana, lasciò il segno con questa sua lettura aspramente critica della Rivoluzione.

Influenzato da Sergej Ejzenštejn – che aveva iniziato a lavorare al travagliato Que viva México! nel 1931 – e dall’estetica dell’espressionismo tedesco, El compadre Mendoza narra la disputa tra due fazioni rivoluzionarie attraverso la storia di un possidente che cambia casacca a seconda dei potenti di turno. Il film precedente, El prisionero 13, era stato pesantemente tagliato dalla censura – che aveva fatto cambiare il finale nel tentativo di ammorbidire il brutale ritratto della Rivoluzione – mentre Vámonos con Pancho Villa fu il film più costoso della storia messicana fino ad allora, con l’incredibile budget di un milione di pesos (circa quattro volte più della media).

De Fuentes era convinto che il cinema messicano dovesse essere “un fedele riflesso del nostro modo di essere, scarno e tragico”, e infatti i tre film della trilogia, presi singolarmente o come insieme omogeneo, offrono una delle più autentiche esplorazioni della Rivoluzione e della devastazione sociale e morale che essa si lasciò alla spalle; una devastazione destinata a tormentare la coscienza collettiva per generazioni.

Daniela Michel e Chlöe Roddick

Copia proveniente da

Restaurato da Filmoteca UNAM a partire da un negativo originale 35mm di proprietà della Filmoteca UNAM. Il restauro fotochimico è stato eseguito presso il laboratorio della Filmoteca UNAM, mentre il restauro digitale in 2K è stato eseguito presso il laboratorio Vision Globales, Montréal.