DREAD BEAT AN’ BLOOD

Franco Rosso

T. alt.: Dread Beat and Blood. Int.: Linton Kwesi Johnson, Poet an’ the Roots. Prod.: Arts Council of Great Britain, Rebel Movies  16mm. D.: 44’. Col.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Dread Beat an’ Blood è un mediometraggio documentario del regista e produttore cinematografico di origine italiana Franco Rosso. Racconta il panorama reggae, dub e sound system della Londra di fine anni Settanta concentrandosi sul poeta, musicista e attivista politico Linton Kwesi Johnson. Girando prevalentemente a Brixton nello stile del Direct Cinema, Rosso offre un vivido ritratto della musica e della poesia come strumenti di protesta e di emancipazione. Le performance sferzanti e la tagliente critica sociale di Johnson colpiscono nel profondo, sottolineando che il reggae non è solo intrattenimento, ma una vera e propria forza di cambiamento. Dread Beat an’ Blood restituisce le esibizioni spoken word di Johnson (che nel film afferma: “Lo spoken word ha una maggiore immediatezza. Raggiunge più persone di quanto riesca a fare la poesia scritta”), il suo lavoro in sala di incisione e il suo attivismo intransigente. Il film resta una testimonianza dell’ostinata vitalità e creatività di una comunità in lotta per il riconoscimento e la giustizia. Contiene inoltre immagini dei disordini del Notting Hill Carnival nel 1976, che ebbero un impatto profondo sulla società britannica e sulla sua legislazione. Il regista Franco Rosso continuò a occuparsi della cultura reggae, dub e sound system del Sud di Londra. Il suo film di finzione Babylon uscì appena un anno dopo ed è oggi considerato da alcuni critici uno dei migliori film britannici di sempre.

Karl Wratschko

Copia proveniente da