DIE LETZTE CHANCE
Scen.: Richard Schweizer, Elizabeth Montagu. F.: Emil Berna. M.: Hermann Haller. Mus.: Robert Blum. Int.: Ewart G. Morrison, John Hoy, Ray Reagan, Luisa Rossi, Giuseppe Galeati, Romano Calò. Prod.: Lazar Wechsler per Praesens Films Zurich. DCP. Bn.
Scheda Film
“Die letzte Chance merita il suo posto di classico tra i film più importanti del dopoguerra” (Hervé Dumont). Un anno dopo Marie-Louise, Leopold Lindtberg firma una nuova opera profondamente umanista sul tema dei profughi di guerra in Svizzera.
Decidendo di descrivere la situazione dei rifugiati, la Praesens Film si trovò subito di fronte alle difficoltà poste dal governo federale, che non vedeva di buon occhio un’opera potenzialmente critica nei confronti della linea ufficiale. I rapporti degli autori – specie del regista Leopold Lindtberg e dello sceneggiatore Richard Schweizer – con il teatro zurighese Schauspielhaus, considerato un ‘covo di rifugiati’ con legami comunisti, spinsero il governo a guardare al progetto con estremo sospetto. In diverse occasioni l’esercito ostacolò la lavorazione del film, vietando l’accesso ai luoghi in cui dovevano svolgersi le riprese e rifiutando di concedere le autorizzazioni. Quando il film fu terminato le autorità fecero di tutto per ritardarne la distribuzione almeno fino a guerra conclusa. Alcuni membri germanofili dell’esercito giunsero perfino a esigere la distruzione del negativo. Per poter distribuire il film i produttori furono costretti ad accettare che una scena fosse accorciata. Eppure la sceneggiatura di Richard Schweizer era frutto di lunghe conversazioni e indagini, anche se, secondo il regista Leopold Lindtberg, “la storia di questo film è una favola innocua se paragonata ai fatti reali. […] Non è un film destinato a chi ha conosciuto la sventura, ma a tutti gli altri – i fortunati, coloro che sono stati risparmiati – per incoraggiarli a riflettere”.
Die letzte Chance ebbe un’accoglienza eccellente a livello internazionale. Nel 1946 vinse un Grand Prix a Cannes, dove la giuria dell’Unione nazionale degli intellettuali presieduta da Paul Éluard lo insignì del Premio della Pace. Distribuito negli Stati Uniti dalla MGM, vinse un Golden Globe. Georges Sadoul, Henri Langlois e cineasti quali Jean Grémillon, Alberto Lattuada, Luigi Comencini e Alfred Hitchcock hanno tessuto le lodi del film, rigorosa rappresentazione delle vicissitudini della guerra e della persecuzione.