CRONACA DI UN AMORE

Michelangelo Antonioni

Sog.: Michelangelo Antonioni. Scen.: Michelangelo Antonioni, Daniele D’Anza, Silvio Giovannetti, Francesco Maselli, Piero Tellini. F.: Enzo Serafin. M.: Mario Colangeli. Scgf.: Piero Filippone. Mus.: Giovanni Fusco. Int.: Lucia Bosè (Paola Molon), Massimo Girotti (Guido), Ferdinando Sarmi (Enrico Fontana), Gino Rossi (Carloni, il detective), Marika Rowsky (Joy, un’indossatrice), Rosi Mirafiore (la barista), Franco Fabrizi (il presentatore della sfilata), Vittoria Mondello (Matilde). Produzione: Franco Villani e Stefano Caretta per Fincine. Bn.

 

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Il neorealismo ci aveva insegnato a seguire i personaggi con la macchina da presa, Ladri di biciclette era un grande film in cui la macchina da presa rimaneva sempre all’esterno dei personaggi. Di questo invece io mi ero stancato, non potevo più sopportare il tempo reale. Sono partito da un’altra osservazione. Mi sembrava fosse più importante fermarsi sul personaggio, dentro il personaggio, per vedere che cosa di tutto ciò che era passato, la guerra, il dopoguerra, tutti i fatti che ancora continuavano ad accadere, che cosa era rimasto di tutto questo dentro i personaggi. Quali erano non dico le trasformazioni della loro psicologia o del loro sentimento, ma i sintomi di quella evoluzione e la direzione nella quale cominciavano a delinearsi i cambiamenti e le evoluzioni nella psicologia e nei sentimenti e forse anche nella morale di queste persone. Cronaca di un amore è la cronaca intima di un amore in due tempi, un sondaggio nell’animo di due personaggi. Ho analizzato la condizione di aridità spirituale e anche un certo tipo di freddezza morale di alcune persone dell’alta borghesia milanese, proprio perché mi sembrava che in questa assenza di interessi al di fuori di loro, in questo essere tutti rivolti verso se stessi senza un preciso contrappunto mora- le che facesse scattare in loro ancora il senso della validità di certi valori, in questo vuoto interiore, ci fosse materia sufficientemente importante da prendere in esame. Questa dunque era la strada che a me sembrava più giusta in quel momento. […] Non sono partito con una teoria precisa, volevo soltanto rompere con una certa sintassi che sentivo ormai superata. Il gioco dei campi e dei controcampi da tempo era diventato per me insopportabile. In questo primo film me ne sono in buona parte liberato con lunghissimi movimenti. Muovendo la macchina da presa in tutti i sensi e dovendo sta- re sempre sui personaggi, sia in campo lungo che in campo ravvicinato, avevo bisogno di usare certi obiettivi che non mi consentivano di avvicinarmi troppo al personaggio, quindi il primo piano era escluso. Veramente, non ne sentivo la necessità, anche perché certi atteggiamenti del corpo dell’attore, certi suoi modi di muoversi e di camminare, anche di guardare, prendono il posto del primo piano. Per ciò che riguardava il ‘contenuto’ era la stessa cosa. Il soggetto è nato come storia di due personaggi, non sono partito dal presupposto di fare una critica a una classe sociale. Ho cercato di scavare il più possibile dentro di loro. […] L’ambiente è sempre rimasto sullo sfondo ed è questo, mi sembra, che distingue Cronaca di un amore dagli altri film neorealisti italiani, in cui l’ambiente è in primo piano e i personaggi non sono che un’occasione per rappresentarlo.

Michelangelo Antonioni, Il mio Antonioni, a cura di Carlo Di Carlo, Edizioni Cineteca di Bologna, Bologna 2018

Copia proveniente da

Per concessione di Surf Film di Bologna. Restaurato in 4K nel 2020 da Cineteca di Bologna in collaborazione con Surf Film presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata, con il sostegno di MiBACT