CHAMBRE 666
Scen.: Wim Wenders. F.: Agnès Godard. M.: Chantal de Visme. Mus.: Jürgen Knieper, Bernard Herrmann. Int.: Jean-Luc Godard, Paul Morrissey, Mike de Leon, Monte Hellman, Romain Goupil, Susan Seidelman, Rainer Werner Fassbinder, Werner Herzog, Robert Kramer, Steven Spielberg, Michelangelo Antonioni. Prod.: Chris Sievernich per Gray City Inc.. DCP. D.: 45’. Col.
Scheda Film
A Cannes, dove si trova per presentare Hammett – Indagine a Chinatown, Wenders chiede ad alcuni colleghi di rimanere soli di fronte a una macchina da presa nella propria stanza d’albergo e commentare ciò che lui ha scritto su un foglio: “Sembra sempre più che i film siano fatti per la tv, per quanto riguarda illuminazione, inquadratura e montaggio. Per gran parte degli spettatori in tutto il mondo l’estetica televisiva ha sostituito quella cinematografica. Sempre più film si rifanno ad altri film invece che alla realtà. Si fanno sempre meno film. Il cinema è un linguaggio che sta scomparendo o un’arte che sta morendo?”. Lo stesso Wenders compare per introdurre l’intervento registrato del cineasta turco Yilmaz Güney, costretto a nascondersi per motivi politici.
Chambre 666 tratta in particolare della morte del linguaggio cinematografico legato alla pellicola, dell’estetica del cinema che è diversa da quella del video. Un’intera generazione di spettatori ha già perduto questo linguaggio, ne ha perduto il senso. Restano impressionati da qualunque cosa, perché il cinema odierno tende sempre più a impressionare. Questa, per me è la morte del cinema. Nascerà qualcosa di differente: e, forse, si chiamerà ancora cinema.
Wim Wenders, 1984