BLOW OUT
Sog., Scen.: Brian De Palma. F.: Vilmos Zsigmond. M.: Paul Hirsch. Scgf.: Paul Sylbert. Mus.: Pino Donaggio. Int.: John Travolta (Jack Terry), Nancy Allen (Sally), John Lithgow (Burke), Dennis Franz (Manny Karp), John Aquino (detective Mackey), Peter Boyden (Sam), Curt May (Donahue). Prod.: George Litto per Filmways Pictures, Cinema 77, Geria DCP. Col.
Scheda Film
Blow Out è opera dal pessimismo assoluto, che non risparmia nulla e nessuno. Stando alle dichiarazioni dello stesso Brian De Palma, questo era l’aspetto del film che gli stava più a cuore: “un thriller politico”, lo ha definito, “una riflessione intellettuale sul caso Watergate”. Da questo punto di vista, il film può essere accostato a certe opere degli anni Settanta, da I tre giorni del Condor di Sidney Pollack a Perché un assassinio di Alan J. Pakula, incentrate sul tema dell’impotenza dell’individuo di fronte a un sistema politico corrotto. […] Ad accomunare questi film è dunque un clima di paranoia, derivante dalla sensazione che il singolo cittadino sia solo, sperduto in un ambiente ostile, dove ogni sua mossa viene registrata e neutralizzata, dove ogni persona amica può rivelarsi un emissario del ‘potere’ o, peggio, una sua scheggia impazzita. In Blow Out l’argomento trova la sua più compiuta espressione nel tema della manipolazione della voce. […] Tutti gli omicidi nel film sono legati all’esigenza di ridurre al silenzio qualcuno, sia questo un uomo politico di idee troppo liberali, un testimone ingombrante o una prostituta chiacchierona. In una società simile, dominata da un sistema di potere che mira ad ammutolire ogni forma di dissenso, un uomo come Jack – che per professione ‘cattura’ voci e rumori, li conserva, li registra, li scheda – diventa per forza di cose un personaggio scomodo, da rendere inoffensivo, stemperando le sue armi, ovvero facendo sì che l’urlo di una donna che sta per essere realmente assassinata diventi un puro effetto di finzione, buono per un horror-movie qualsiasi. Non bisogna inoltre dimenticare che il titolo riecheggia quello di un celebre film di Antonioni, Blow-up. La scelta ovviamente non è casuale: il regista ferrarese operava una suggestiva riflessione sul rapporto tra la realtà e la sua riproduzione visiva, De Palma invece affronta il medesimo tema partendo dalla prospettiva del suono, anche se il suo film è meno rarefatto e più ancorato a una dimensione sociale e politica. In De Palma la realtà non è inafferrabile di per sé, in modo congenito, ma lo è in quanto esistono delle persone che vogliono esserne, per ragioni di potere, gli unici ed esclusivi depositari.
Leonardo Gandini