APACHE DRUMS

Hugo Fregonese

Sog.: Harry Brown. Scen.: David Chandler. F.: Charles P. Boyle. M.: Milton Carruth. Scgf.: Bernard Herzbrun, Robert Clatworthy. Mus.: Hans J. Salter. Int.: Stephen McNally (Sam Leeds), Coleen Gray (Sally), Willard Parker (Joe Madden), Arthur Shields (reverendo Griffin), James Griffith (tenente Glidden), Armando Silvestre (Pedro-Peter), Georgia Backus (signora Keon), Clarence Muse (Jehu). Prod.: Val Lewton per Universal-International Pictures Co., Inc. DCP. D.: 75’. Col.

info_outline
T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Apache Drums, uno dei progetti più riusciti di Fregonese, fu anche l’ultimo film del creativo produttore Val Lewton (Il bacio della pantera), che morì poche settimane prima della sua uscita in sala nel 1951. Sam Leeds (Stephen McNally), pistolero e giocatore d’azzardo dalla parlantina sciolta – privo di radici come forse nessun altro dei protagonisti di Fregonese – viene cacciato da una cittadina mineraria nel deserto del Nuovo Messico ormai in procinto di diventare rispettabile. Nelle vicinanze Sam s’imbatte nei corpi delle ragazze del saloon cittadino, massacrate da una banda di guerrieri Mescaleros, e torna suo malgrado in città per dare l’allarme. Anche quando le convenzioni imporrebbero a Sam di diventare un eroe e di portare in salvo gli abitanti, Fregonese continua a sottolineare la debolezza e la vanità del suo protagonista: è molto più interessato a sembrare un eroe che a diventarlo, e la sua esuberanza impulsiva conduce al disastro.
La sequenza dell’assedio finale è uno dei momenti più interessanti del cinema americano. Lungo tutto il film Fregonese ha continuato a sviluppare motivi visivi come soffitti bassi (alcuni interni fanno pensare a un western perduto di Orson Welles) e tettoie che rendono claustrofobici e soffocanti perfino gli spazi all’aperto (gli esterni, per lo più situati nel deserto californiano del Mojave, sono a loro volta molto drammatici e insoliti). Quando l’azione si trasferisce all’interno della chiesa, la macchina da presa la segue; non ci sono vedute esterne che confermino la presenza incombente dei guerrieri Apache, solo i ritmi martellanti della danza di guerra (la musica, apparentemente autentica, fu fornita da un musicologo indigeno). Si percepisce l’influenza di Lewton nella crescente suspense incentrata su una minaccia invisibile, ma lo scioglimento della tensione sorprende per la sua originalità: i guerrieri si lanciano all’improvviso dalle finestre, i corpi dipinti in colori primari e illuminati da faretti colorati che creano accostamenti perfetti, idea ardita che prefigura l’audacia stilistica di Mario Bava.

Dave Kehr

Copia proveniente da

per concessione di Park Circus. Restaurato in 4K nel 2021 da Universal Pictures in collaborazione con The Film Foundation presso il laboratorio NBC Universal StudioPost, a partire da un negativo nitrato originale 35mm a tre matrici conservato da UCLA