ALYAM ALYAM

Ahmed El Maanouni

Scen.: F.: Ahmed El Maanouni. M.: Martine Chicot. Mus.: Nass el Ghiwane. Int.: gli abitanti di Toualàa (Oulad Ziane) nella regione di Casablanca, in particolare: Abdelwahad e la sua famiglia, Tobi, Afandi Redouane e Ben Brahim. Prod.: Rabii Films · DCP. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Alyam Alyam parla di sogni infranti e delle circostanze che hanno condotto al crollo della società tradizionale, della forza che nasce dalla disperazione e dello spietato consumarsi di generazioni perdute. Tutto questo è sottolineato, fin dalle prime note della musica d’apertura, dall’ossatura dell’edificio stranamente vuoto che si riempie via via di persone, dallo spazio del villaggio, dal silenzio della donna errante che fuma, fino all’ultima inquadratura del film, con la folla che spunta da dietro una collina deserta. I sogni di una società che si indebolisce, incapace com’è di conservare le risorse che potrebbero aiutarla a sopravvivere, si rispecchiano nella preghiera indifesa della madre: “Ho bisogno della tua ombra, ho bisogno della tua luce, ho bisogno del tuo viso”.
Volevo semplicemente mostrare i volti dei braccianti, onorare i loro suoni e le loro immagini, i loro silenzi e le loro parole, ed è per questo che ho scelto di non interferire e di contenere al massimo la composizione, i movimenti e la regia. Ho cercato di minimizzare la capacità della macchina da presa di distorcere, esprimere giudizi o discriminare. Volevo che ciascun aspetto fosse presentato equamente. Non cercavo la bellezza spettacolare, ho fatto in modo che il mondo rurale si esprimesse visivamente attraverso l’astrazione e il silenzio.
Riguardando Alyam Alyam, quasi quarant’anni dopo, mi ritrovo ancora nelle mie intuizioni e nelle mie scelte estetiche, anche se non posso fare a meno di osservare come dall’inizio alla fine – dalle sequenze d’apertura con il sangue versato dai cammelli alla folla di contadini che spunta da dietro le colline – tutto sembrasse presagire la tragedia vissuta oggi dalle migliaia di migranti i cui sogni spezzati giacciono abbandonati sul fondo del Mediterraneo, tragedia che sembra stranamente risuonare nella voce di Larbi Batma del gruppo musicale Nass El Ghiwane: “Alyam Alyam, che tempi erano quelli! Perché ti crucci? Chi ti ha fatto cambiare? Eri dolce come il latte, ora sei amaro. Amo tutti gli uomini come fossero miei fratelli. I miei fratelli mi hanno schiacciato. Metterò a tacere il mio dolore e darò voce al mio amore”.

Ahmed El Maanouni

Copia proveniente da

Restaurato da The Film Foundation’s World Cinema Project in collaborazione con Ahmed El-Maanouni. Restauro eseguito da Fondazione Cineteca di Bologna presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata; scansione 4K eseguita nei laboratory Éclair.