A NOI!

Umberto Paradisi

Prod.: Sindacato Cinematografico Italiano – DCP. D.: 22’. Col. (da un nitrato imbibito)

info_outline
T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

A leggere i titoli, lo scopo di questo doppio programma potrebbe sembrare lampante: documentare, attraverso due film realizzati a ridosso degli eventi, la parabola di Mussolini e del fascismo lungo un arco che precipita dalla glorificazione all’odio. La faccenda, in realtà, è più intricata. Su A Noi! c’è poco da dubitare. Umberto Paradisi, in questo film ufficiale del Partito Fascista, cuce assieme svariate riprese altrui e un suo recente documentario (A Napoli coi fascisti d’Italia) per narrare il trionfo incontestato della Marcia su Roma. Pare che ogni italiano degno di tal nome si precipiti verso la capitale, con qualsiasi mezzo (in treno, a piedi, nei cassoni dei camion); ogni inquadratura è un formicaio stipato di folla osannante, come a scongiurare la benché minima traccia di vuoto che metta in dubbio l’unanimità del consenso. Il positivo nitrato che abbiamo reperito è lacunoso in maniera peculiare: rispetto al film completo, sembra tagliato qua e là con intento consapevole, come se volesse offrire una versione più agile e vivace, badando a non trascurare l’essenziale. Accuso Mussolini! (anche qua c’è un perentorio punto esclamativo), fingendo di parlare per bocca di un operaio inferocito, nella prima parte organizza il proprio dileggio pescando a man bassa dai cinegiornali Luce, per dilungarsi infine sugli eventi milanesi e gioire davanti a Piazzale Loreto. Dopo una proiezione all’Odeon di Milano nel ferragosto del 1945, vari organi di stampa reagiscono con sdegno, parlando di propaganda fascista bella e buona, di insulto agli italiani dipinti come entusiasti sostenitori del tiranno prima e come bestie assetate di sangue poi. Il proprietario della SEFI Film di Lugano viene smascherato: si tratterebbe di un italiano, Raffaello Mazzocchi, che già fece buoni affari distribuendo ‘filmacci’ del Ventennio. Intanto, l’Associazione Nazionale Partigiani si rivolge direttamente al Ministero degli Affari Esteri: ha saputo che sono in corso manovre per esportare il film in altri paesi, col rischio di veder sfregiato il buon nome della nazione anche fuori confine. Le autorità si mobilitano. Ma nel dicembre del 1945, dopo una vicenda tortuosa che qui abbiamo ridotto all’osso, devono ammettere la loro parziale impotenza: bloccheranno il film in Italia ma, in quanto alla distribuzione internazionale, hanno le mani legate. Non sappiamo se il film abbia circolato all’estero. Tra i documenti della commissione di censura, è ancora protocollato con la classificazione: “sospeso”.

Andrea Meneghelli

 

Leggi l’approfondimento su Cinefilia Ritrovata

Copia proveniente da

Restaurato da Cineteca di Bologna con il contributo di Ministero della Cultura presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata, a partire da copia positiva nitrato 35mm incompleta (385 m rispetto ai 1318 m indicati sul visto di censura) depositata da Giorgio Ghedini