ZOLUŠKA

Nadežda Koševerova, Mihail Šapiro

Sog.: dalla fiaba omonima di Charles Perrault. Scen.: Evgenij Švarc. F.: Evgenij Šapiro. M.: Valentina Mironova. Scgf.: Nikolaj Akimov. Mus.: Antonio Spadavekkia. Int.: Janina Žejmo (Zoluska), Aleksej Konsovskij (il principe), Ėrast Garin (il re), Faina Ranevskaja (la matrigna), Vasilij Merkur’ev (forestale), Aleksandr Rumnev (Pas-de-trois), Varvara Mjasnikova (fata), Igor’ Klimenkov (paggio). Prod.: Lenfil’m. 35mm. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Al ritorno dalla guerra in una Leningrado devastata, Nadežda Koševerova gira una fiaba. Con Zoluška volta le spalle alla realtà e adotta un punto di vista risolutamente estetizzante. Fedele alle persone e alle idee, si circonda di amici. Il regista teatrale Nikolaj Akimov (1901-1968), autore delle scenografie, è il suo primo marito (Koševerova filmerà nel 1953 la sua messa in scena di Teni (Ombre, di Saltykov-Ščedrin), e lavora da vent’anni con il drammaturgo e scrittore satirico Evgenij Švarc (1896- 1958), autore della sceneggiatura. L’umorismo al vetriolo di Švarc, autore di drammi in cui si intrecciano elementi fiabeschi e specialista delle allusioni alla contemporaneità (in questo caso l’importanza di avere delle conoscenze), gli ha valso molti divieti. Non corre questo rischio in Zoluška, ma anziché rendere la fiaba ideologicamente conforme – come fa Aleksandr Ptuško – si inventa battute che rallegreranno a lungo il pubblico sovietico.
Diversamente da Kamennyj cvetok (Il fiore di pietra), girato da Ptuško in Sovcolor a Mosca l’anno prima, a Leningrado Zoluška deve essere realizzato in bianco e nero. Ma gli schizzi a colori di Nikolaj Akimov si sono conservati (molti sono stati pubblicati, a colori, nel libro di Peter Bagrov, Zoluška, žiteli skazočnogo korolevstvo, ZAO, Mosca 2011), e comunicano una forte volontà di creare un mondo sintetico evocando le miniature, i libri illustrati e le scenografie teatrali di fine Ottocento.
Koševerova è affiancata alla regia dal leningradese Michail Šapiro (1908- 1971): è la seconda delle loro tre collaborazioni. Ma soprattutto si batte per imporre nel ruolo principale, malgrado l’età, Janina Žejmo (1909-1987), uno dei prodotti migliori della FEKS (Švarc aveva creato per lei un personaggio comico, Lenočka, in due cortometraggi di Antonina Kudrjavceva): “Abbiamo bisogno” dichiara Koševerova “non di una sessualità fiorente come strumento di successo nella vita, ma di gentilezza, di spontaneità e d’innocenza infantile. E nessuno può incarnarle meglio di Janina Žejmo. Anche a trentasette anni”. La affiancano attori entusiasti, Ėrast Garin e Faina Ranevskaja. L’unione di talenti fa del film un successo immediato e longevo, al punto che nel 2009 si è ritenuto opportuno colorizzarlo.

Irène Bonnaud e Bernard Eisenschitz

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