XIAO CHENG ZHI CHUN
Sog.: LiTianji. Scen.: Li Tianji, Fei Mu. F.: Li Shengwei. M.: Xu Ming, Wei Shunbao. Scgf.: Zhu Dexiong, Chi Ning. Mus.: Huang Yijun. Int.: Wei Wei (Zhou Yuwen, la moglie), Shi Yu (Dai Liyan, il marito), Zhang Hongmei (Dai Xiu, la sorella di Liyan), Cui Chaoming (il vecchio domestico), Li Wei (Zhang Zhichen, l’amico). Prod.: Wenhua. DCP. D.: 93’.
Scheda Film
Ambientato in un mondo completamente chiuso in se stesso, Xiao Cheng zhi Chun fu girato nella città fortificata di Songjiang (nei pressi di Suzhou), in ciò che restava di un’antica residenza semidistrutta dai bombardamenti giapponesi. L’epoca non è specificata, e i personaggi sono solo cinque: la moglie, il marito, la giovane sorella di lui, il vecchio domestico e l’ex amante della moglie. Per descrivere l’atmosfera particolare della storia Fei Mu impiega un linguaggio cinematografico assolutamente originale. Lo scorrere lento di immagini semplici e belle accompagna il lungo monologo interiore della moglie, che racconta la solitudine e la tristezza della propria vita mentre il marito, chiuso nella sua depressione, sembra ignorarla completamente. In questo stato di disperazione la donna sente bussare alla porta, e l’arrivo del suo ex amante la spinge a vivere emozioni inattese. Vengono scambiate poche parole; i sentimenti sono espressi con grande spontaneità attraverso i gesti e le espressioni mutevoli dell’attrice. Wei Wei era perfetta per questo ruolo: veniva dal teatro e durante la guerra aveva recitato nella troupe Kugan di Zaolin prima che gran parte di essa si trasferisse alla Wenhua nel 1946. Xiao Cheng zhi Chun fu certamente la sua migliore interpretazione, anche se apparve in altri importanti film prodotti da Wu Xingzai come Da tuanyuan (Il grande incontro, 1948) e Jianghua ernü (Lo spettacolo deve andare avanti, 1951).
Marie Claire Kuo e Kuo Kwan Leung
Riscoperto e restaurato solo nel 1981, il film più importante di Fei Mu, oggi generalmente considerato uno dei pilastri del cinema cinese, è un kammerspiel che prefigura gran parte del cinema ‘modernista’ degli anni Cinquanta, da Antonioni in poi. Messo insieme in breve tempo per riempire un buco nel programma di produzione della Wenhua, coglie alla perfezione lo stato di frustrazione e di anomia che seguì la sconfitta del Giappone nel 1945. Non è ambientato nel villaggio cui fa riferimento il titolo ma in una sonnolenta residenza di campagna i cui muri fatiscenti simboleggiano la situazione della Cina del dopoguerra. Mettendo in scena solo cinque personaggi, il film diagnostica una malattia spirituale e propone una possibile via d’uscita.
C’è una brillante innovazione nel linguaggio del film (le dissolvenze ‘all’interno’ delle scene), ma la sua maggiore forza è il lavoro d’insieme: la sensazione che tutte le persone coinvolte stiano lavorando per lo stesso obiettivo. Un aspetto ineguagliabile come indicatore del clima artistico-intellettuale di Shanghai nel 1948. Gli attori sono tutti eccellenti, soprattutto l’esordiente Li Wei che impersona l’ospite, ma Wei Wei interpreta qui un ruolo indelebile che vale tutta una carriera, quello della moglie insoddisfatta. La versione integrale del documentario di Jia Zhangke I Wish I Knew contiene uno splendido omaggio al film, compresa un’accorata intervista con Wei Wei e le rivelazioni della figlia di Fei Mu, Barbara Fei, sul rovinoso coinvolgimento del padre nella lotta politica intestina.
Tony Rayns