UNDER A TEXAS MOON

Michael Curtiz

S.: da Arizona Nights di Stewart Edward White. Sc.: Gordon Rigby. F.: William Rees, Ray Rennahan. M.: Hal Shaw. Canzone omonima di Ray Perkins. In.: Frank Fay (Don Carlos), Raquel Torres (Raquella), Myrna Loy (Lolita Romero), Armida (Dolores, Noah Beery (Jed Parker), George Stone (Pedro), Fred Kohler (Bad Man of Pool), Tully Marshall (Aldrich). P.: Warner Bros., The Vitaphone Corp. 35mm.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Noto come il primo western sonoro ad essere girato in Technicolor, con il regista Michael Curtiz che gioca con colore, musica, dialogo e un protagonista di temperamento proveniente dal vaudeville, Frank Fay, che era stato il “maestro di cerimonie” del film-rivista Show of Shows del 1929. Western atipico, Under a Texas Moon, è pieno di fiestas, di belle donne che combattono per l’eroe-cantante che canta la canzone del titolo diverse volte nel corso del film.
Il film cerca anche, in qualche modo, di dimostrare che il Vitaphone può uscire dagli studi di New York e Los Angeles e avventurarsi in locations. In realtà risulta decisamente statico e lungi dall’eguagliare Hell’s Heroes, il primo western sonoro. È anche un brillante esempio di quella commistione di generi (in questo caso commedia leggera, musical, western) che affligge molti dei primi film sonori. Altrettanto interessante è l’uso di una lingua che mescola incessantemente messicano, inglese e inglese-messicano. “Un film western parlato e cantato in Technicolor, ambientato sul confine messicano, pieno di spunti per scene d’insieme a colori, con Frank Fay che dà una prova inaspettatamente piacevole nella sua parte da Don Giovanni. Tutto ciò lo rende un programma di prim’ordine, in grado di superare la media d’incassi ovunque interessi il genere western”. (Variety, 9/4/1930)

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