THE WOMAN ON THE BEACH

Jean Renoir

Sog.: dal romanzo None So Blind (1945) di Mitchell Wilson. Scen.: Jean Renoir, Franck Davis. F.: Leo Tover, Harry Wild. M.: Roland Gross, Lyle Boyer. Scgf.: Darrell Silvera, John Sturtevant. Mus.: Hanns Eisler. Int.: Joan Bennett (Peggy Butler), Robert Ryan (Scott Burnett), Charles Bickford (Tod Butler), Nan Leslie (Eve Geddes), Walter Sande (Otto Wernecke), Irene Ryan (Mrs. Wernecke), Glenn Vernon (Kirk), Frank Dorien (Lars), Jay Norris (Jimmy). Prod.: Jack J. Gross per RKO Radio Pictures, Inc. 35mm. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Il soggetto trattato era la solitudine. È una delle grandi preoccupazioni della nostra epoca. Sempre di più gli uomini, esasperati dalla nostra civiltà seriale, cercano di sfuggire al gregge. La solitudine è un argomento tanto ricco proprio perché non esiste. È un vuoto popolato da fantasmi. I fantasmi del nostro passato. Sono molto forti, tanto forti da modellare il presente a loro immagine. […] Il vuoto però non offre appigli saldi. Mi resi conto della fragilità del mio edificio. Cercai di modificare la storia durante le riprese. Questo mi portò a un disordine nella sceneggiatura il cui risultato fu un film che credo interessante, ma di un’oscurità non tanto adatta per piacere al pubblico. Eppure Joan Bennett è più bella che mai nel suo ruolo fantomatico e Charles Bickford commovente nei suoi sforzi di vincere il vuoto. Un ammirevole Robert Ryan ci fa sottilmente condividere le sue angosce. Col suo abituale talento, Hanns Eisler, per sottolineare quella solitudine, aveva scritto una partitura che giocava di contrappunto. Insomma, The Woman on the Beach è una sorta di film d’avanguardia che sarebbe stato al posto giusto un quarto di secolo prima, tra Nosferatu e Caligari. […]
Il fiasco di The Woman on the Beach segnava la fine della mia avventura hollywoodiana. Non avrei mai più girato in un teatro di posa americano. Quello che mi rimproveravano non era solo il fallimento del film. Zanuck, che di registi se ne intendeva, spiegò il mio caso a un gruppo di gente del cinema: “Renoir – disse – ha molto talento, ma non è dei nostri”.

Jean Renoir, La mia vita i miei film, Marsilio, Venezia 1992

 

È un film strano, ostinato, sincero, sotterraneo, ma oscuro. Renoir dice che ha voluto raffigurare  l’attrazione sessuale pura ma fra chi e chi? La sensualità certo è presente ma si sposta dall’uno all’altro come una palla di fuoco oscura. Non si sa esattamente dove sia. L’incubo è studiato in modo singolare. È difficile tenere conto del ruolo della simbolica dell’incubo hollywoodiano e delle immagini volutamente reali di Renoir. Questo ruolo dev’essere importante perché l’incubo dà il tono a tutto il film. L’eroe vive questa avventura come un incubo reale. La conclusione è curiosa per la sua rapida brutalità.

André Bazin, Jean Renoir, a cura di Michele Bertolini, Mimesis, Milano 2012

Copia proveniente da

Per concessione di Park Circus. Restaurato da Library of Congress e The Film Foundation con il sostegno di Hobson/Lucas Family Foundation