THE AWAKENING
Sog.: Nikolaj Vasil’evič Gogol’. Scen.: Larry Marcus. F.: Kenneth Talbot. M.: Peter Pitt. Scgf.: Duncan Sutherland. Mus.: Bretton Byrd. Int.: Buster Keaton (l’uomo), James Hayter (il capo), Carl Jaffe (il sarto), Lynne Cole (la ragazza), Geoffrey Keen (il supervisore), Christopher Lee (il proprietario della fabbrica). Prod.: Douglas Fairbanks Jr. Productions. Messa in onda: 14 luglio 1954. 35mm. D.: 28’. Bn.
Scheda Film
The Awakening era un episodio della serie televisiva antologica Douglas Fairbanks, Jr., Presents: The Rheingold Theatre, che andò in onda dal 1952 al 1957. L’episodio in bianco e nero con Keaton fu trasmesso in varie città americane in date diverse nel luglio del 1954. The Awakening non si presta facilmente ad essere classificato in un genere. Possiede una buona dose di umorismo, ma la sua cupa ironia verbale fa pensare più al Kubrick del Dottor Stranamore che a Keaton. La sceneggiarura di Lawrence B. (Larry) Marcus era liberamente ispirata al racconto di Gogol Il cappotto. Il racconto apparve in Russia nel 1842 ma fu tradotto in inglese solo nel 1949, cinque anni prima di questo episodio.
Le opere di Gogol – come Taras Bul’ba (dal quale furono tratti un film britannico nel 1939 e un film americano con Tony Curtis nel 1965), e L’ispettore generale (cui si ispirava il musical omonimo del 1949 con Danny Kaye) – si soffermavano spesso sugli effetti disumanizzanti dei governi oppressivi sulla gente comune.
L’episodio mostra come Keaton rappresentasse la scelta giusta. Il suo volto stoico ma espressivo proietta una rassegnazione che ben si intona al ruolo. La sua roca voce baritonale è anch’essa degna di nota: sorprendentemente poderosa, dà forza alla rabbiosa ribellione del mite burocrate.
La critica sociale espressa da The Awakening era particolarmente audace, in parte perché il programma fu realizzato durante la ‘caccia alle streghe’ degli anni Cinquanta, quando negli ambienti del cinema e della televisione molti finirono sulle liste nere per aver espresso idee politiche giudicate poco ortodosse. Era raro che un produttore affrontasse una tematica così politica in quei tempi incerti, quando le liste nere erano all’ordine del giorno.
Dan Lybarger, “The Keaton Chronicle”, primavera 1996