STRATEGIA DEL RAGNO

Bernardo Bertolucci

Sog.: ispirato al racconto Tema del traidor y del heroe (1944) di Jorge Luis Borges. Scen.: Marilu Parolini, Edoardo De Gregorio, Bernardo Bertolucci. F.: Vittorio Storaro, Franco Di Giacomo. M.: Roberto Perpignani. Scgf.: Maria Paola Maino. Int.: Giulio Brogi (Athos Magnani figlio/padre), Alida Valli (Draifa), Pippo Campanini (Gaibazzi), Franco Giovannelli (Rasori), Tino Scotti (Costa). Prod.: Giovanni Bertolucci per RAI-TV e Red Film. DCP. D.: 110’. Col.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Almeno la metà del film è blu come certi quadri di Magritte, perché ho girato molto nel breve intervallo della luce tra il giorno e la sera. È il colore che si può ottenere soltanto nei pochi minuti appena il sole è tramontato d’estate, se si filma senza mettere dei filtri. È un blu molto speciale, inequivocabile, che tutti gli operatori temevano, allora. Noi cominciavamo a girare proprio quando un operatore tradizionale avrebbe detto basta.

Bernardo Bertolucci in Enzo Ungari, Scene madri di Bernardo Bertolucci, Ubulibri, Milano 1982

Strategia del ragno Film del 1969. Sono passati quarant’anni. Mamma, quanti!, sembra ieri. Che buona aria si respirava in quella stagione, ossigenata dall’entusiasmo e dalle capacità professionali di gente che credeva in quello che faceva, che si sentiva utile. Che luci, che atmosfere, che serate al piccolo ristorante di Sabbioneta, a parlare, parlare. Che personaggi, che persone: la mitica Alida Valli (Draifa), Tino Scotti, grottesco tragico (Costa), Pippo Campanini (Gaibazzi), saporito illustratore di culatelli, il trentenne Bernardo Bertolucci, pieno di vigore e di fantasia, l’ancor più giovane Vittorio Storaro, attrezzato fin da allora per imprese luminose. Che atmosfera! Posso dire d’esserci rimasto impigliato in quella ragnatela tessuta con i fili della poesia, dell’amore, della passione, dell’impegno che alimentavano la speranza in un mondo meno becero. Nostalgia? Eh beh! Amo questo film. Me lo giro e me lo rigiro di continuo nel set della memoria.

Giulio Brogi, catalogo dell’Estoril Film Festival, dicembre 2008

Fu Strategia del ragno più del Conformista, a rinnovare la mia fiducia nel talento di Bertolucci. Entrambi i film, come già Prima della rivoluzione e Partner, erano l’esuberante espressione di un sinostroide tormentato dal senso di colpa, un ragazzo ricco e viziato con un’immaginazione barocca e una coscienza sociale che si abbandonava a idee cupe e decadenti sul privilegio e a innocenti fantasie sul sesso. A differenziarli era a mio avviso il modo in cui Il conformista soccombeva a un intreccio elegante, a una stilosità che prendeva il posto dello stile. Fu Il conformista, film dal budget relativamente grosso, adattamento di un romanzo di Alberto Moravia, a rendere il nome di Bertolucci noto al mondo influenzando a tal punto il cinema americano che la trilogia del Padrino di Coppola non sarebbe stata concepita senza quel film. Ma fu il più imponente e avventuroso Strategia del ragno – film commissionato dalla tv e adattato dal racconto di Jorge Luis Borges Tema del traditore e dell’eroe – che rivelò come Bertolucci lottasse corpo a corpo con la propria storia e non solo con le aspettative del mercato. La sua mise en scène potrebbe avere sopraffatto il contenuto, facendo di Bertolucci un manierista, ma quel contenuto non ha nulla di facile, e la regia non è mai meramente decorativa. E tuttavia, forma e contenuto erano troppo europei per conquistare il mercato americano – a differenza del più patinato Conformista, così elegante da far venire in mente una delle vetrine di Marshall Field’s.

Jonathan Rosenbaum Back in Style, Chicago Reader, 11 giugno 1999

Copia proveniente da

per concessione di Compass Film. Restaurato nel 2019 da Cineteca di Bologna e Massimo Sordella, in collaborazione con Compass Film e Rai Cinema presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata