SOÑAR, SOÑAR
Scen.: Leonardo Favio, Jorge Zuhair Jury. F.: Rogelio Chomnalez. M.: Antonio Ripoll, Carlos López. Scgf.: Miguel Ángel Lumaldo. Mus.: Pocho Leyes. Int.: Carlos Monzón (Charlie), Gian Franco Pagliaro (Mario ‘el rulo’), Oscar Carmelo Milazzo [Polvorita] (Carmen), Ramón Itatí Pintos (Pajarito), Nora Cullen (madre di Charlie), Juan Alighieri, Pancho Giménez, Alfonso Candiani, Emilio Mauri, Coco Fossati. Prod.: Choila Producciones Cinematográficas. 35mm. D.: 85’. Col.
Scheda Film
Dopo lo straordinario successo di Juan Moreira (1973) e di Nazareno Cruz y el lobo (1975), film in cui il mélange di leggendario, storico e folklore era sottomesso a un’estetizzazione che guardava alla tradizione del teatro popolare precedente alla televisione, Leonardo Favio ha avuto il coraggio, per altri la sventatezza, di imbarcarsi in questo progetto inaccettabile per coloro che avevano decretato il successo dei film precedenti. Il fatto che il cineasta che aveva esordito negli anni Sessanta con opere rimarchevoli quali Crónica de un niño solo e El romance del Aniceto y la Francisca si sia concesso questo azzardo, testimonia della forza della sua personalità, del suo disprezzo per le convenzioni.
Per questo road movie su due looser, improntato a tenerezza e ironia, Favio sceglie i suoi attori andando contro la loro immagine pubblica: il campione mondiale di boxe Carlos Monzón per il ruolo del provinciale naïf che sogna di trionfare come artista su scene lontane, e il cantautore contestatario Gian Franco Pagliaro, napoletano stabilitosi in Argentina, per il ruolo del piccolo imbroglione che vagheggia per il primo un avvenire luminoso (“somigli a Charles Bronson”) col fine di trascinarlo in qualche miserabile intrallazzo. Prima di finire il loro tragitto in prigione, dove trovano finalmente un pubblico sensibile al loro talento, è da un lato la storia ironica e triste di una manipolazione, dall’altro quella di un amore celato, come solo può essere vissuto in un ambiente in cui l’omosessualità è bandita. L’imbroglione cerca un certo Carmen (sic), un nano che aveva venduto a un circo itinerante, perché avrebbe dovuto cavarli dai guai; di fronte al suo rifiuto, urla la battuta di cui si ricordano i fan di questo film a lungo maledetto: “Ti auguro di crescere, così potrai morire di fame”.
Uscito all’indomani del colpo di stato militare del 1976, il film fu ignorato e dovette attendere circa vent’anni prima di diventare oggetto di culto.
Da: Instituto Nacional de Cine y Artes Audiovisuales per concessione di Juan Crespo