SHATRANJ-E BAAD

Mohammad Reza Aslani

Scen.: Mohammad Reza Aslani. F.: Houshang Baharlou. M.: Abbas Ganjavi. Scgf.: Houri Etesam. Mus.: Sheyda Gharachedaghi. Int.: Fakhri Khorvash, Shohreh Aghdashloo, Shahram Golchin, Mohamad Ali Keshavarz, Hamid Taati, Akbar Zanjanpour. Prod.: Bahman Farmanara per Sherkat-e Gostaresh-e Sanaye Cinema-e. DCP. Col.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Shatranj-e Baad è forse uno dei film più emblematici della storia del cinema d’autore iraniano, malgrado la sua visibilità sia stata limitata a una disastrosa anteprima al Festival internazionale di Teheran nel 1976. A causa di un disaccordo artistico tra Aslani e il programmatore del festival la proiezione fu sabotata, furono alterati l’ordine delle bobine e il settaggio del proiettore. I critici lasciarono quindi la sala durante la proiezione, così come la giuria che ritirò il titolo dal concorso. Subito giudicato elitista, il film fu rifiutato da tutti i distributori. Scoraggiato, il produttore non lo inviò nemmeno ai festival internazionali. Nel corso di proiezioni private organizzate l’anno successivo in margine al festival di Teheran per gli ospiti d’onore stranieri, Henri Langlois, Roberto Rossellini e Satyajit Ray ebbero la possibilità di vedere il film in buone condizioni e si congratularono con il giovane regista. Da allora Shatranj-e Baad non è più stato proiettato. Dopo l’instaurazione nel 1979 della Repubblica islamica il film fu vietato a causa del contenuto non islamico e le bobine vennero dichiarate perdute. Solo una copia Vhs censurata e di pessima qualità continuò a circolare nei circuiti paralleli. Il film è così rimasto a lungo nell’oblio, tanto che il suo valore estetico è stato riscoperto solo tardivamente, negli anni Duemila, da una nuova generazione di cinefili e di critici che l’ha classificato come uno dei capolavori perduti del cinema d’autore iraniano. Situato al punto di confluenza tra l’estetica viscontiana e quella bressoniana, è un film unico nel quale la pittura influenza ogni inquadratura e l’attenta sceneggiatura gioca con molteplici colpi di scena. È solo nel 2015 che Aslani ha scoperto per puro caso i positivi del film da un rigattiere specializzato in accessori e costumi di film d’epoca. Ha così acquistato le bobine e le ha immediatamente spedite in Francia per permetterne il restauro, e noi possiamo oggi riscoprire appieno l’originalità e la modernità di questo film affascinante rimasto nell’ombra per quasi 45 anni.

Gita Aslani Shahrestani

Copia proveniente da

Restaurato in 4K nel 2020 da The Film Foundation’s World Cinema Project e Cineteca di Bologna a partire dai negativi originali 35mm presso il laboratorio L’Image Retrouvée (Parigi) in collaborazione con Mohammad Reza e Gita Aslani, con il sostegno di Hobson/ Lucas Family Foundation