RENÉ OU LE ROMAN DE MON PÈRE
Scen., M.: Cécile Decugis. Int.: Cécile Decugis, Don Whittemore (voci narranti). DCP. D.: 30’. Col. e Bn.
Scheda Film
La voce roca, un po’ dura e priva d’indulgenza di Decugis commenta questo ‘romanzo’ dedicato a suo padre, un fotoromanzo, fatta eccezione per qualche inquadratura cinematografica. Comincia come una cronologia fotografica dei suoi genitori, personaggi “come tutti”, e quindi unici. Il senso dell’epoca è dato dall’evoluzione dei corpi, degli abiti, degli accessori scelti per autorappresentarsi – automobili, aeroplani. Una digressione ci riporta all’epoca della fondazione d’Hyères, venticinque secoli prima: niente di preoccupante per lo spettatore, non più della descrizione minuziosa, che evoca il Nouveau Roman, delle auto e degli aerei, degli alberi che compongono un giardino. Presto il mondo fa irruzione: la traversata atlantica di Mermoz si compie in trionfo il giorno della nascita di Cécile Régine, figlia di René e di Paule; davanti all’obiettivo fotografico René imita politici inquietanti come Chamberlain o Hitler.
Colpito da tubercolosi, René va a curarsi, sulle orme di Jean Vigo, a Villard-de-Lans e a trentasette anni muore. Il commento, iniziato con il tono della cronaca obiettiva, si avvicina a Giraudoux: “Paule diceva, scherzando, che preferiva sciare di notte perché non vedeva nulla e non aveva paura, ma fu costretta a vedere il giorno ed ebbe paura”. Una sola foto della cineasta, autoritratto di un’adolescente ‘ruggente’, rivela la mancanza del padre.