PATHER PANCHALI

Satyajit Ray

Sog.: dal romanzo omonimo di Bibhutibhushan Banerjee. Scen.: Satyajit Ray. F.: Subrata Mitra. M.: Dulal Dutta. Scgf.: Bansi Chandragupta. Mus.: Ravi Shankar. Int.: Kanu Banerjee (Harihar, padre di Apu), Karuna Banerjee (Sarbajaya, madre di Apu), Subir Banerjee (Apu), Chunibala Devi (Indir Thakrun), Uma Das Gupta (Durga), Runki Banerjee (Durga piccola), Reba Devi (Sejo Thakrun), Aparna Devi (la moglie di Nilmoni), Tulsi Chakraborty (Prasanna), Haren Banerjee (Chinibas). Prod.: Government of West Bengal · DCP. Bn.

 

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Primo film di Satyajit Ray, girato con un budget irrisorio. È il primo dei tre capitoli della storia di Apu, della quale Ray ignorava, mentre si accingeva a raccontarla, che avrebbe dato luogo a una trilogia. Ed è il primo autentico film d’autore del cinema indiano, totalmente estraneo ai generi e alle regole tradizionali della produzione nazionale. Da notare, specialmente, la completa assenza di canzoni. In cerca d’universale, il film tenta di trovarlo nella descrizione d’un contesto assai particolare: uno sperduto villaggio del Bengala d’inizio secolo, minuscolo frammento d’un mondo dove equilibrio e ritualità secolare sono ancora ben presenti, sia pure già avviati a una mutazione profonda e irreversibile. (Tant’è che i riti religiosi non sono più sufficienti ad assicurare il sostentamento di coloro che li officiano). Apu, figlio di un bramino impoverito ma ancora pieno di sogni e d’ottimismo e di una madre indurita dalle difficoltà quotidiane, apre gli occhi sul mondo all’interno di una famiglia dove i genitori sono spesso in conflitto, ma anche circondato dalla grande pace del villaggio. Scopre intorno a sé un mondo di relazioni e di credenze che sembra vivere ancora in una sorta d’eternità. Ma questa eternità sta volgendo alla fine: è destinata a infrangersi presto, e di questa frattura ci parleranno meglio le future esperienze di Apu. Per ora, un’apparente immobilità, un’apparente serenità coprono con una coltre di silenzio i fruscii d’una intensa agitazione sotterranea: è una sensazione palpabile, comunicata da un film che, prima tappa d’un lungo romanzo di formazione, si chiude, in modo assai significativo, con l’inizio di un viaggio.

Jacques Lourcelles, Dictionnaire du cinéma. Les films, Robert Laffont, Paris 1992

 

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