NANOOK OF THE NORTH
Scen: Robert J. Flaherty, Frances H. Flaherty. F.: Robert J. Flaherty. M.: Charles Gelb. Int.: Allakariallak (Nanook), Alice Nevalinga (Nyla), Cunayou (la figlia), Allegoo (il figlio). Prod.: Robert J. Flaherty per Revillon Frères. 35mm. L.: 1690 m. 20 f/s. Bn (con parti imbibite / with tinted sections).
Scheda Film
“In fin dei conti è una questione di relazioni umane”
L’11 giugno 1922 il pubblico del Capitol Theatre di New York fu testimone della trasformazione della ‘realtà della vita’ in una nuova forma d’arte: ciò che John Grierson chiamò in seguito “il trattamento creativo della realtà”. Concentrando l’attenzione su persone normali, un cacciatore Inuit e i suoi familiari, con le loro semplici attività e le loro drammatiche lotte, Nanook of the North riuscì a fare in modo che il suo pubblico etnocentrico si identificasse con il popolo indigeno. Ciò fu possibile non solo grazie all’ingegnoso montaggio di situazioni drammatiche, aspettative e didascalie, ma soprattutto grazie alla collaborazione senza precedenti su cui il film si fondava.
Robert J. Flaherty era solito portare con sé un proiettore per mostrare il girato agli Inuit, che commentavano e suggerivano cosa filmare: “Nelle lunghe serate attorno alla stufa crepitante della capanna, i miei eschimesi e io parlavamo chiedendoci quali scene potessimo girare”. Gli Inuit non si limitavano a recitare e a collaborare alla creazione della storia, ma azionavano le macchine da presa, aggiustavano le attrezzature e sviluppavano la pellicola sul posto. Questa straordinaria collaborazione era anche frutto delle condizioni di lavorazione on location e delle caratteristiche della cultura Inuit: viene in mente quello che gli antropologi oggi chiamano ‘metodo partecipativo’. Di conseguenza, malgrado i suoi difetti e i suoi stereotipi, Nanook è ancora considerato con grande orgoglio e rispetto dalla cultura Inuit, e soprattutto dai discendenti di Allakarialak (Nanook), Maggie Nujarlutuk (Nyla, che interpreta la moglie di Nanook e che nella realtà era la madre di Josephie, il figlio Inuit di Flaherty) e gli Inuit di Port Harrison, oggi Inukjuak. La cultura Inuit ebbe certamente una grande influenza sull’opera di Flaherty, e questo potrebbe spiegare perché alcune delle tematiche di Nanook, come la centralità del paesaggio e della famiglia o la trasmissione della conoscenza, ricorrano anche nei film del regista Inuit Zacharias Kunuk.
Il centenario di Nanook of the North ci chiama a riconoscere non solo la sua rilevanza per la storia del cinema ma anche a celebrare la cultura Inuit, identificando il suo importante contributo alla visione artistica di Robert Flaherty e alla realizzazione del film, il “big aggie”, come lo chiamavano sul set.
Francesco Rufini