NAMIDAGAWA
Sog.: dai racconti di Shugoro Yamamoto. Scen.: Yoshikata Yoda. F.: Chikashi Makiura. M.: Toshio Taniguchi. Scgf.: Akira Naito. Mus.: Taiichiro Kosugi. Int.: Shiho Fujimura (Oshizu), Kiku Wakayanagi (Otaka), Rokko Toura (Eiji), Kamatari Fujiwara (Shinshichi), Toshiyuki Hosokawa (Teijiro), Toru Abe (Ukichi Tsurumura), Ryoichi Tamagawa (commesso del negozio di spade). Prod.: Hisashi Okuda per Daiei – 35mm. D.: 78’. Col.
Scheda Film
Una delle rappresentazioni più convincenti di quella sensibilità femminile che i critici rintracciarono nell’opera di Misumi e che gli valse il soprannome di ‘piccolo Mizoguchi’. Si tratta di uno di due film realizzati da Misumi nel 1967 (l’altro era Koto yushu: Ane imoto/Sorella maggiore e sorella minore) in cui le attrici Chiho Fujimura (1939) e Kiku Wakayanagi (alias Hiroko Shikanai, 1942) impersonano due sorelle; Fujimura aveva anche interpretato il ruolo fondamentale della madre in Kiru.
I film furono entrambi sceneggiati dal collaboratore abituale di Mizoguchi, Yoshikata Yoda (1909-91), noto a sua volta per l’abilità nel dare vita a personaggi femminili credibili ed empatici. La trama del film si ispirava ai racconti di Shugoro Yamamoto (1903-67), prolifico autore di narrativa popolare a sfondo storico. Yamamoto considerava con modestia il proprio talento, tanto da rifiutare un prestigioso premio letterario con la motivazione che la sua non era letteratura seria. Ciò nonostante Akira Kurosawa era un ammiratore delle sue opere, dalle quali trasse Tsubaki Sanjuro, Akahige (Barbarossa, 1965) e Dodes’ka-den (1970), nonché la sceneggiatura di Ame agaru (Dopo la pioggia, 1999, girato da Takashi Koizumi dopo la morte del maestro). Anche Masaki Kobayashi si ispirò a uno dei suoi romanzi per Inochi bo ni furo (A rischio della mia vita, 1971).
Ambientato nell’ultima parte del periodo Edo, all’inizio del XIX secolo, il film si incentra sulle sorelle Oshizu (Fujimura) e Otaka (Wakayanagi), che si sono sacrificate per assistere il padre malato. La minore, Otaka, si innamora, ma la tradizione ostacola il matrimonio perché la sorella maggiore deve sposarsi per prima… Per il recensore di “Kinema Junpo” la tematica del film era “la bellezza del sacrificio di sé”, coniugata secondo il temperamento sincero associato al periodo Edo. Misumi ottiene dalle sue attrici interpretazioni ricche di sottili sfumature, creando una caratterizzazione molto moderna per Fujimura, e conferisce profondità al film usando sapientemente i primi piani e le potenzialità cinematografiche dell’architettura tradizionale giapponese. Con elementi della trama che fanno pensare a una commedia romantica, quest’opera insolita ma efficace rivela un lato del regista poco conosciuto in Occidente.
Alexander Jacoby e Johan Nordström