MONTPARNASSE 19

Jacques Becker

T. alt.: Les Amants de Montparnasse. Sog.: dal romanzo Les Montparnos di Michel Georges-Michel. F.: Christian Matras. M.: Marguerite Renoir. Scgf.: Jean d’Eaubonne. Mus.: Paul Misraki. Int.: Gérard Philipe (Amedeo Modigliani), Anouk Aimée (Jeanne Hébuterne), Lilli Palmer (Béatrice), Lea Padovani (Rosalie), Gérard Séty (Zborowski), Lino Ventura (Morel), Marianne Oswald (Berthe Weil), Lila Kedrova (Madame Zborowski). Prod.: Henry Deutschmeister per Franco- London Films, Astra Cinematografica. DCP. D.: 104’. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Max Ophuls aveva preparato il film e Henri Jeanson aveva scritto con lui l’adattamento e i dialoghi. Fu lo stesso cineasta a suggerire alla produzione che la regia venisse affidata a Becker (Ophuls morì il 26 marzo 1957, cinque mesi prima delle riprese). Becker rimaneggia la sceneggiatura e riscrive i dialoghi. Henri Jeanson fa togliere il suo nome dai titoli di testa, che non menzionano nessuno sceneggiatore. Il film è dedicato alla memoria di Max Ophuls.

Bernard Eisenschitz

Montparnasse 19 è il film della paura. In questo senso lo si potrebbe sottotitolare: ‘il mistero del cineasta’. Infatti incorporando suo malgrado il proprio smarrimento nello spirito sbandato di Modigliani, Jacques Becker ci fa entrare in maniera maldestra, certo, ma quanto commovente, nel segreto della creazione […]. Dopotutto, se un romanzo moderno è la paura della pagina bianca, un quadro moderno la paura della tela vuota, una scultura moderna la paura della pietra, un film moderno ha ben diritto d’essere la paura della macchina da presa, la paura degli attori, la paura dei dialoghi, la paura del montaggio. Sarei disposto a dare tutto il cinema francese del dopoguerra per il solo piano, mal recitato, male inquadrato, ma sublime, in cui Modi chiede cinque franchi per i suoi disegni alla terrazza del caffé della Coupole.

Jean-Luc Godard, Saut dans le vide, “Cahiers du cinéma”, n. 83, maggio 1958; trad. in Jean-Luc Godard, Il cinema è il cinema, Garzanti, Milano 1981

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