MONANGAMBEE
Scen.: Serge Michel, Mario de Andrade, Sarah Maldoror. F.: Sarah Maldoror. M.: Sarah Maldoror. Int.: Carlos Pestana, Nouredine Dreis, Mohamed Zinet, Athmano Sabi, Elisa Pestana. Prod.: C.O.N.C.P. (Conference of Nationalist Organizations of the Portuguese Colonies). DCP. Bn.
Scheda Film
Sarah Maldoror girò il suo film d’esordio Monangambee, ambientato nel continente africano, nel 1969. La produzione fu finanziata dall’Algeria a soli sette anni dall’indipendenza del Paese e sei anni prima dell’indipendenza dell’Angola. Maldoror fu accusata di aver voluto fare un “film femminile” perché si era rifiutata di mostrare “realisticamente” la violenza coloniale, in particolare le torture, inventandosi invece una tecnica al contempo poetica e chiaramente sovversivo-rivoluzionaria che analizza vari livelli di violenza coloniale: l’abuso fisico, il razzismo, il dominio istituzionale e l’impossibilità della comunicazione nel mondo coloniale. Ispirandosi alla lezione di Fanon la regista attacca anche l’“epidermizzazione” del razzismo. Tutta la situazione della prigionia e della tortura ruota attorno a “le complet”, che in Angola significa un pasto di tre portate e in Portogallo un abito maschile a tre pezzi. È come se il prigioniero non fosse rimproverato per la sua ribellione o perché chiede l’indipendenza o la liberazione, ma perché dialoga con la moglie in questa lingua fraintesa. Come la lingua fraintesa dei popoli sottoposti a colonizzazione.
Habiba Djahnine, Specters of Freedom – Cinema and Decolonization, a cura di Tobias Hering e Catarina Simão, Berlin Arsenal – Institute for Film and Video Art and filmgalerie 451. Berlino, 2018.