MILDRED PIERCE

Michael Curtiz

Sog.: dal romanzo omonimo di James M. Cain. Scen.: Ranald MacDougall, Catherine Turney. F.: Ernest Haller. M.: David Weisbart. Scgf.: Anton Grot. Mus.: Max Steiner. Int.: Joan Crawford (Mildred Pierce), Jack Carson (Wally Fay), Zachary Scott (Monte Beragon), Eve Arden (Ida Corwin), Ann Blyth (Veda Pierce), Bruce Bennett (Bert Pierce), Lee Patrick (Maggie Biederhof), Moroni Olsen (ispettore Peterson). Prod.: Jerry Wald per Warner Bros. Prod.: Warner Bros. DCP 4K. D.: 111’. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

La storia di Mildred Pierce è una storia di compromessi. Nel 1941 esce il romanzo di James Cain, dove si racconta d’una donna che durante la Depressione mette su con intraprendenza una propria attività, ma soccombe al distorto amor materno per una figlia indegna. La success story americana diventa storia d’una sconfitta; il romanzo è troppo sessualmente malsano e allarmante, e troppo socialmente acuto, per passare indenne alla censura. La Warner aggira gli ostacoli sfoderando le armi della casa: verrà aggiunta una cornice noir, l’incipit sarà un colpo di pistola sparato da mano ignota, e alla fine una ‘sanzione morale’ sarà assicurata; Cain viene insomma ricondotto da Hollywood all’abituale trama delittuosa (alla Paramount, negli stessi mesi, Wilder e Chandler stanno lavorando a La fiamma del peccato), da cui proprio con Mildred Pierce aveva voluto distaccarsi: “Il suo solo delitto era stato amare troppo quella creatura”. Vengono chiamati due sceneggiatori, Ranald MacDougall per la struttura complessiva e il noir, la non accreditata Catherine Turney per i flashback che ricostruiscono il fallimentare rapporto con gli uomini e la figlia (e che fanno di Mildred Pierce uno dei woman’s film più studiati dalla teoria femminista). Mike Curtiz tiene tutto insieme con talento visivo ed esperienza dei codici, carrellate a isolare gli occhi sgranati di Joan Crawford, luce segmentata dalle persiane, giochi d’ombre, e soprattutto con sensibilità di “pittore privilegiato del rimpianto e del rancore” (Christian Viviani).

Quanti rimpianti e quanto rancore, e ancora quanti compromessi, nella vita di Mildred Pierce. Eccola in una cucina luminosa, mentre sforna torte e tollera un marito adultero, almeno finché il disutile non si rivela incapace di assicurare alla figlia lo standard di vita che l’insopportabile fanciulla pretende. Dopo anni di sciagure e successi sposa il più smidollato degli uomini comparsi sulla sua strada, solo per procurare uno status alla stessa figlia (che a questo punto riesce persino a definire “cheap and horrible”, e non è poco per un film del 1945, ma alla cui stella fissa non sa sottrarsi). Sarà ripagata secondo le regole del melodramma e del noir, ma la vera crudeltà è che, nonostante assuma con decisione il punto di vista della sua eroina, Mildred Pierce resta la storia d’una pessima madre e d’una pessima figlia e d’un orizzonte sociale senza vie d’uscita. Joan Crawford domina maestosa il film, sul crinale tra le sue femmine di lusso anni Trenta e la lignea durezza dei ruoli della maturità.

Paola Cristalli

 

La recensione su Cinefilia Ritrovata

Copia proveniente da

Per concessione di Warner Bros. e Park Circus. Restaurato da The Criterion Collection in collaborazione con Warner Bros. e Park Circus presso i laboratori Criterion a partire dal negativo nitrato camera 35mm e da un controtipo nitrato 35mm conservato da MoMA – The Museum of Modern Art, New York