MAZURKA
T. it.: Mazurka tragica. Scen.: Hans Rameau. F.: Konstantin Irmen-Tschet. M.: Hans Wolff. Scgf.: Karl Meyer, Heinz Schmidt. Mus.: Peter Kreuder Jr. Int.: Pola Negri (Vera Petrovna Kowalska), Albrecht Schoenhals (Grigorij Michailow), Paul Hartmann (Boris Kierow), Ingeborg Theek (Lisa), Inge List (Hilde). Prod.: Gregor Rabinowitsch, Arnold Pressburger per Cine-Allianz. 35mm. D.: 93’. Bn
Scheda Film
In consapevole rottura con il tono comico e leggero dell’acclamatissimo Maskerade, il lavoro successivo di Willi Forst si addentrò in territori estremamente cupi e si rivelò un altro strepitoso successo. Mazurka fu in effetti uno dei pochi film tedeschi dell’epoca nazista a conquistare anche il pubblico internazionale. Nel 1937 Joe May realizzò un remake hollywoodiano pressoché identico intitolato Confession, con Kay Francis come protagonista.
La versione originale poteva contare su una star probabilmente ancora più grande: Mazurka segnò il ritorno di Pola Negri al cinema tedesco dopo quindici anni. La leggendaria diva del muto interpreta Vera, una cantante corteggiata aggressivamente – e infine violentata – dal compositore Grigorij Michailow (Albrecht Schoenhals). Anni dopo, sua figlia Lisa, che da piccola è stata separata dalla madre, incontra a sua volta Grigorij. La storia sta per ripetersi.
Unendo un intreccio guidato dal destino alla raffinatezza stilistica e all’uso della musica come elemento strutturale del racconto, Mazurka richiama i capolavori di Douglas Sirk e perfino di Alfred Hitchcock. La vicenda intrisa di melodramma, che culmina in un processo per omicidio carico di tensione emotiva, si snoda attraverso complessi flashback. Sperimentando con le riprese in soggettiva e l’uso di scenografie espressioniste, Forst amplia l’orizzonte stilistico del suo cinema, incorporando temporalità stratificate e tecniche del cinema muto. Prima di tutto, però, Mazurka è una delle dichiarazioni più incisive di Forst sul potere profondamente ambivalente della musica, una forza capace di elevare ma anche di distruggere. Quando Grigorij dice a Vera che “il desiderio più profondo di ogni melodia è raggiungere l’unità”, questa frase è sia una perfetta descrizione dell’approccio sinfonico di Forst alla regia, sia una minaccia a sfondo sessuale.
Lukas Foerster