MATER DOLOROSA

Abel Gance

Scen.: Abel Gance. F.: Léonce-Henri Burel. Int.: Emmy Lynn (Marthe Berliac), Firmin Gémier (Gilles Berliac), Armand Tallier (Claude Rolland), Anthony Gildès (Jean), Paul Vermoyal (Dormis). Prod.: Le Film d’Art. 35mm. L: 1437 m. D.: 70’ a 18 f/s. Imbibito e virato

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Qui, il risultato degli sforzi coordinati di due fattori – interprete, regista – appare in tutta la sua bellezza. È grazie a questo sforzo che si dimentica che Gémier – bocca sottile, occhi chiari e stretti – non è minimamente fotogenico. Lo schermo, crudele con le bellezze in declino, è capace di tradire anche i migliori talenti. Una mano invisibile ha aiutato qui quello di Gémier, rivolgendo il suo viso verso le luci favorevoli, impiegando il primo piano non come un binocolo, ma per sottolineare un sorriso paterno, una piega di virile dolore. È la stessa mano che riunisce, rinsalda, scioglie i tre protagonisti del dramma intimo: il marito, la moglie sospettata (la signora Emmy Lynn), e il bambino. Si è rimproverato a Gémier – al marito, voglio dire – l’inverosimile rigore che lo spinge a separare, per costringerla a confessare, una giovane madre dal suo bebè. Il film ci guadagna almeno le belle lacrime d’Emmy Lynn e delle scene infantili alle quali non si resiste per molto. E applaudo a un nuovo impiego della ‘natura morta’, dell’accessorio commovente, vedi la caduta del velo sul parquet. Ci arriveremo, all’arredo significativo, al mobile pieno di sottointesi, alla gradevole ansietà suggerita, al momento giusto, con una messa in scena senza attori! Una sedia vuota in fondo a un giardino, una rosa abbandonata su un tavolo deserto.
[…] Convenite con me, che ci godo tanto, che l’azione si evolve in mezzo a luci di una ricchezza rara, a dei bianchi dorati, dei neri grassi e profondi; conservo anche nella mia memoria certi primi piani scuri, dove la testa parlante e supplicante della signora Emmy Lynn galleggia come un fiore reciso.
Colette, “Le Film”, 4 giugno 1917, tr. it. in Paola Palma, La vagabonda dello schermo. Colette e il cinema, Esedra Editrice, Padova 2015

 

Approfondimento su Colette

Copia proveniente da

Restaurato nel 1995 da Cinémathèque Royale de Belgique, Cinémathèque française, Gosfilmofond e BFI – National Archive