M

Fritz Lang

Scen.: Thea von Harbou, Fritz Lang. F.: Fritz Arno Wagner. M.: Paul Falkenberg. Scgf.: Emil Hasler. Int.: Peter Lorre (Hans Beckert), Ellen Widmann (mamma Beckmann), Inge Landgut (Elsie Beckmann), Gustaf Gründgens (lo scassinatore), Friedrich Gnaß (il ladro), Fritz Odemar (il giocatore), Paul Kemp (il borseggiatore), Theo Lingen (il truffatore), Ernst Stahl-Nachbaur (capo della polizia), Franz Stein (il ministro). Prod.: Seymour Nebenzahl per Nero-Film AG. 35mm. D.: 110’. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

M si apre con le voci di bambini che recitano allegramente una filastrocca su un killer che fa a pezzi le sue vittime con la mannaia. L’innocenza e il terrore si prendono per mano, stabilendo un sinistro collegamento tra i bimbi e Hans Beckert, l’assassino compulsivo di bambine che con le sue guance paffute, le piccole mani e gli occhi gonfi di paura suscita sia ripugnanza che pietà. Il mostro a piede libero spacca la società rivelandone le viscere marce: la popolazione trasformata in folla inferocita è preda di un’isteria grottesca; la malavita si dimostra ancora più spietata ed efficiente della legge. “Chi è l’assassino?” chiedono esplicitamente i manifesti. Fritz Lang pose l’accento sull’origine da fatti di cronaca del film, ispirato da articoli su episodi realmente accaduti e dalla spietata lucidità della corrente artistica Neue Sachlichkeit (Nuova oggettività). Due anni prima dell’ascesa al potere dei nazisti in Germania – che spinse sia Lang che il protagonista Peter Lorre a lasciare il paese – il film guarda con distaccata compassione i mendicanti menomati, i malati di mente, le casalinghe consumate dalla fatica.
Due terzi del primo film sonoro di Lang furono girati come un muto, e l’aggiunta del suono apporta elementi innovativi come raccordi sonori, rumori fuori campo e un silenzio tombale che accentua la tensione. I primi dieci minuti di M sono costruiti con precisione allo stesso tempo musicale e chirurgica: inquadrature oblique dall’alto minacciosamente contrappuntate da suoni ordinari conducono a un montaggio perturbante – una tromba delle scale, panni stesi ad asciugare in una soffitta deserta, un posto vuoto a tavola, un palloncino impigliato nei fili del telefono – mentre una madre chiama invano la figlia scomparsa.
All’epoca Lorre era noto soprattutto per i lavori teatrali con Bertolt Brecht, ma con M, il film della svolta, l’ombra dell’assassino di bambini era destinata a perseguitarlo, proprio come Beckert dice di essere inseguito da sé stesso, di correre per strade senza fine circondato dai fantasmi di madri e di bambini. Il bruciante monologo di Beckert non perde mai la sua cruda forza; impossibile sottrarsi all’accusa lanciata dal suo grido tormentato: “Chi può sapere come sono fatto dentro?”.

 Imogen Sara Smith

 

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Copia proveniente da

Restaurato da Deutsche Kinemathek in collaborazione con EYE Filmmuseum presso i laboratori L’Immagine Ritrovata, Haghefilm e Henderson, a partire da una copia nitrato negativa con l’aggiunta di alcune scene perdute provenienti da altre fonti (otto elementi diversi sono stati confrontati ed esaminati)